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Prisoners

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Prisoners

di Souther78
9 stelle

Convincentissima e angosciante discesa negli inferi del sentire, dove le paure prendono forma e vita e si manifestano nella propria forma peggiore: il dubbio. Due attori perfettamente in parte, diretti senza sbavature da una regia essenziale e compatta, sul filo di una scrittura encomiabile. Qualche semplicismo finale non sminuisce il capolavoro.

 
Finalmente un film recente che si impone per regia, interpretazioni e sviluppo narrativo.
 
L'atmosfera festosa del giorno del ringraziamento, con due famiglie amiche riunite, celebra l'introduzione dei personaggi principali, e con il calore dei sentimenti e dei legami che non stentiamo a percepire, prende per mano in quella che si rivelerà una discesa negli inferi della disperazione.
 
Un grande Hugh Jackman fa da protagonista, contendendosi la scena con un Jake Gyllenhall in stato di grazia, entrambi superbamente diretti e guidati nella costruzione e messa in scena di personaggi dannatamente umani, ma (o proprio per questo) anche fragili. Non eroi senza macchia nè paura, ma persone che messe alla prova dalla vita cercano di reagire al proprio meglio. Nessuna sbavatura, in queste prove attoriali. Bravissimo anche Paul Dano, credibile e asciutto, nel rendere visivamente ed emotivamente un personaggio misterioso e incomprensibile. 
 
Jake Gyllenhaal ha dichiarato di aver pensato ai tatuaggi e all'anello massonico del proprio personaggio per dargli più spessore, arricchendolo di mistero e fornendo agli spettatori delle riflessioni sul suo passato.
 
Il lavoro di cesello elimina il superfluo, restituendo autentiche paure e angosce, che non verranno sublimate in alcuna facile soluzione: il percorso di ricerca e indagine sarà complesso e ricco di false piste. Proprio nel disseminare dubbi e sospetti emergono i pregi della scrittura, che disorienta lo spettatore inducendolo a teorizzare accanto al detective: quale sarà la verità? Quale la falsa traccia? Chi ha agito e perchè? Proprio quando tutto sembra precipitare nella prevedibilità, ecco emergere nuovi dettagli che sparigliano le carte.
 
Angosciante prigionia. Prigioni fisiche, mentali, psicologiche: chi è veramente libero? Il padre di famiglia che vive nell'ossessione dell'apocalisse? L'agente che non sa liberarsi del senso di colpa? La vittima trasformata in carnefice? La libertà risiede forse in un'illusione? Può forse un genitore essere libero di non disperare per il patimento dei propri figli? O chiunque porti una responsabilità, emendarsene perchè il mondo "va così"? Potrebbe non essere tanto facile.
 
La risposta è alla fine del labirinto: sogni e paure spesso generano mostri, specie allorchè la sintesi delle due anime innate nell'essere umano non si compie, lasciando strasichi insoluti e talora insolubili. La libertà è agire, forse anche sbagliare. 
 
E' vero, il finale, a lungo ambito, sembra esaurirsi con minore rigore narrativo rispetto a tutto il resto, e non manca neppure qualche sottile incoerenza o superficialità. Resta il fatto che tutto funziona a dovere, e il risultato è innegabile.
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