Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Il gelo che sovrasta un piccolo borgo della Pennsylvania è il gelo che si riflette nei cuori delle persone che lì vivono. Un gelo che attanaglia le loro anime e non dà scampo, e poca consolazione viene dall'attaccarsi alla fede quando questa resta in silenzio di fonte allo straziante destino di chi si ama più della propria vita.
Prisoners del canadese Dennis Villeneuve è un thriller sorprendente per la capacità di scandagliare fino in fondo le anse più nascoste dell'animo umano, quelle che ognuno di noi non osa neppure guardare. Cosa saremmo disposti a fare per salvare i nostri figli? Questa la domanda che aleggia su tutta la vicenda.
Keller Dover (Hugh Jackman) è un falegname, un onesto rappresentante della classe operaia, e si ammazza di lavoro per la propria famiglia, unico e concreto punto di riferimento della propria vita.
Quando suo figlia Anna sparisce insieme all'amichetta Joy durante la festa del Ringraziamento trascorsa insieme ai vicini di casa, l'uomo vede il proprio mondo e le proprie certezze crollare sotto i colpi del destino avverso. Gli fa da contraltare il detective Lockee (Jake Gyllenhaal), bolso e pieno di tic, eppure (o proprio per questo) straordinario per l'acume investigativo, mastino instancabile nella ricerca delle rapite.
I sospetti inizialmente si focalizzano su un povero minorato mentale, Alex, un relitto umano che vive con la zia ma con l'abitudine di vagare senza meta su un camper fatiscente, sospetti che tuttavia ben presto decadono.
Non vi sono prove materiali a suo carico né il ragazzo, con le sue modeste capacità intellettive, appare in grado di organizzare il rapimento di due bambine, nonostante una serie di circostanze portino a pensare che ne sappia sull'argomento molto più di quanto non dicano i suoi ostinati mutismi.
Mentre Lockee continua senza sosta nella sua disperata ricerca, Keller si convince che il ragazzo nasconda la verità e lo sequestra segregandolo nella vecchia e abbandonata casa di famiglia, disposto a rinunciare alla propria umanità pur di salvare la sua bambina.
Ci fermiamo qui nel raccontare la storia, senza anticipare lo sviluppo con i dovuti colpi di scena. Ma più che sulla trama, avvincente e con l'indiscutibile merito di coinvolgere e annichilire sulla poltroncina lo spettatore, è meglio soffermarsi sui sottotesti, che fanno di Prisoners un thriller dell'anima.
Il primo è quello religioso, palesato nelle parole della preghiera con cui si introduce la vicenda, ripresa poi in uno dei momenti più drammaticamente intensi della pellicola. Richiamando quanto detto più sopra, la fede sembra essere spazzata via dal gelo morale che cala sull'animo dei protagonisti, così come il gelo materiale è calato sulle vie della cittadina in cui vivono.
L'altro, meno immediato ma non meno importante, è la fragilità dell'animo umano: tutti i personaggi di fronte alla tragedia e allo strazio reagiscono in modi e maniere che dovrebbero essere alieni in persone cresciute nel rispetto della civiltà e del rispetto reciproco.
Se Keller non esita a mettere da parte i propri limiti morali (mentre la moglie Grace si abbandona alla più nera disperazione), Franklyn, il papà di Joy, sembra annichilito dai propri scrupoli morali e di contro un sostegno più deciso ed inaspettato (soprattutto per gli spettatori) arriva a Keller dalla mamma di Joy e moglie di Franklyn, Nancy.
I prigionieri cui fa riferimento il titolo del film sembrano proprio loro piuttosto che le due bambine, prigionieri delle proprie paure, delle proprie contraddizioni, ma anche prigionieri del castello di certezze che si erano costruiti (esattamente come fa ognuno di noi, e qui sta forse l'abilità maggiore del regista: sfruttare una situazione di base assolutamente comune per scaraventare lo spettatore in un incubo terribilmente realistico) e crollato miseramente di fronte a quanto di più tremendo possa accadere a un genitore, la sparizione del figlio.
Film assolutamente straordinario che però nel giudizio complessivo paga l'eccessiva durata. Qualche taglio e un po' più di sintesi l'avrebbero portato dalle parti dell'eccellenza.
Da sottolineare le notevoli prove di Hugh Jackman, in un ruolo che accentua la già notevole somiglianza fisica (e non solo) con Clint Eastwood, e soprattutto Jake Gyllenhaal.
Tra gli altri ottima performance di Paul Dano negli ambigui panni di Alex e di Maria Bello e Viola Davis nel ruolo delle due madri.
Keller (Hugh Jackman) a Lockee (Jake Gyllenhall): " Ogni giorno si chiedrà perché io non sono con lei! Io non lei Detective, non lei! Ma io!"
Maschera umana di straordinaria sofferenza, rende una intepretazione notevole del dolore di un padre e di un uomo di fede che perde ogni certezza, persino su se stesso.
Ancora più bravo di Jackman, la sua prova nei panni del detective, con le sue nevrosi e la sua rabbia per un caso che pare voglia sfuggirgli dalle mani, lo rende il vero protagonista del film.
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Grazie Valerio, come sempre. Un saluto
dopo aver visto il film torno sulla tua opinione per dirti che anch'io ho avvertito un certo parallelo con il film di Eastwood , Mystic River, in particolare sul rapporto di fiducia ed aspettativa da parte delle madri nei confronti dei rispettivi mariti in occasione di eventi tanto scioccanti : in questo caso una delle due si lascia andare completamente nell'attesa che il marito affronti in tutti i modi , leciti od illeciti , la situazione, l'altra pur condannando il metodo della tortura , non denuncia l'amico e sembra quasi colpevolizzare il marito per non saper trovare una soluzione alternativa. Saluti dalla Dolly
Osservazioni assolutamente condivisibili le tue, cara @dolly. Io ho trovato anche un certo parallelismo tra i due detective, quello interpretato da Kevin Bacon, e questo impersonato da Jake Gyllenhaal. Un saluto
A me non ha convinto questo thriller per molti versi. Poi due cose non mi tornano. Mi chiedo e vi chiedo (NON PROSEGUITE PER NON ESSERE SPOILERATI SE DOVETE ANCORA VEDERLO!): Perchè mai non uccide subito le due bimbe? Che senso aveva tenerle in vita? Forse per garantire il lieto fine? Tanto non era quello dell'assassinio il fine ultimo della vecchietta? E poi: possibile che un uomo violento come il padre non provi a disarmarla quando è in cucina a pochi metri da lei? Si fa fare qualunque cosa: manette, sparare..
Rispondo a @webcowboy, quindi chi non ha visto il film si astenga dalla lettura per evitare spoiler. Non sono intanto d'accordo con la definizione di violento che attribuisci a Keller. E' un duro senza dubbio, uno che lavora senza tregua per mantenere la famiglia, unoi che la vita se la deve "masticare ogni metro" ma è un uomo buono, affettuoso con la moglie e anche col figlio (da cui pretende comunque una presa di responsabilità visto il momento difficile della famiglia). Diventa violento a causa delle circostanze. Non vorrei scioccarti, ti assicuro che sono assolutamente contrario ad ogni forma di violenza, ma se qualcuno minacciasse la vita di mio figlio non esiterei a tirare fuori il coltello che uso per affettare l'arrosto e senza esitazione riserverei al portatore della minaccia lo stesso trattamento che una volta, di questi tempi, si riservava ai maiali. Se poi mio figlio venisse rapito e fossi convinto con ragione (come Keller) che qualcuno sapesse qualcosa ma non voglia parlare, beh credimi che non mi stupirei a fare le stesse cose cha fa lui. L'amore per i propri figli smuove le montagne. Quanto al fatto che la pazza non uccida le bambine, questo rientra nella logica (si fa per dire) dello squilibrio mentale da cui la stessa è afflitta (del resto il povero Alex non è suo nipote ma il primo dei rapiti). Infine, anmche il fatto che Keller non reagisca è più che palusibile: non solo per il fatto che la vecchietta è una pazza con un'arma in mano, ma soprattutto perché è l'unica che sa dove sia nacosta la bambina, se nella colluttazione dovesse morire Keller sa bene che rischia di non trovare più la figlia. Se poi non ti è piaciuto.....beh questo è assolutamente legittimo, ci mancherebbe che non fosse così. Un saluto
D'accordo con te su Keller, assolutamente, peraltro per me personaggio di gran lunga principale...Un appunto però sul commento, per quanto riguarda la durata e sui tagli .... sinceramente non saprei proprio cosa tagliare e poi per quale motivo?!!? Se fosse durato il doppio del tempo sarei stato incollato comunque senza un attimo di cedimento...questo è un film che sublima...
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