Regia di Guido Leoni vedi scheda film
Renato apre un locale notturno a New York, proprio davanti al locale gestito da un malavitoso. I gangster entrano subito in azione, arrivando perfino a rapire il figlioletto di Renato. Finale a tarallucci e vino, naturalmente.
Una trama strampalata, un protagonista sopra le righe diviso in due ruoli altrettanto sbrigliati (padre e figlio, nello specifico), una produzione dai mezzi modesti e un regista alle prime esperienze, ma già rodato come sceneggiatore di pellicole leggere, cioè Guido Leoni: Rascel-fifi è tutto qui, comunque non pochissimo per gli occhi di uno spettatore in cerca di un’oretta e mezza di evasione spensierata. Renato Rascel proseguirà il sodalizio con Leoni l’anno seguente, con Rascel marine; indubbiamente fra le due opere risulta questa la più compiuta, grazie a una sceneggiatura (del regista e di Dino Verde) dal ritmo serrato e colma di invenzioni comiche nella chiave surreale-clownesca del protagonista, ma anche per merito di uno stuolo di caratteristi al servizio del testo fra i quali spiccano per ovvi motivi Franca Rame e Dario Fo, troppo poco spesso utilizzati nel cinema, e anche Carlo Hinterman, Peppino De Martino, Arturo Bragaglia, Gisella Sofio, Riccardo Cucciolla, Enzo Garinei, Maria Teresa Vianello e la circense Annie Fratellini, della nobile stirpe dei Fratellini. La voce off è di Arnoldo Foà, la fotografia di Gianni Di Venanzo, il montaggio di Otello Colangeli e la colonna sonora di Gino Mazzocchi con contributi dello stesso Rascel, qua e là al centro di scenette musicali inserite ad hoc nella storia, ma non troppo forzate. 4/10.
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