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Il ras del quartiere

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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La recensione su Il ras del quartiere

di Mr Rossi
2 stelle

Forse più brutto ma sicuramente meno originale di "Attila, flagello di Dio". infatti è l' ultimo film della troppo lunga serie di "Diego il terrone di Milano". Personaggi, battute e storia da discoteca di periferia per uno scult annunciato e subito dimenticato, probabilmente anche dall' attore protagonista.

 

   Il “terrunciello” Domingo detto "Il Ras" (D. Abatantuono) sedicente "capo" di un quartiere periferico milanese senza alcun interesse ne ideale, salva un ragioniere napoletano (L. Troisi) da un tentativo di rapina in metropolitana. Il mite impiegato gli racconta che sta cercando la giovane figlia scappata di casa (I. Ferrari) e lo ingaggia come investigatore privato promettendogli un grosso compenso se la trova. Con l’ aiuto interessato di "Iena" (M. Di Francesco) un batterista truzzo (fighetto milanese vestito male) dal look ispirato a quello del personaggio di un noto film di Carpenter, "Ras" ritrova la bella tipa e con i soldi della ricompensa si comprerà una moto americana.

   Decimo film dell’ attore comico milanese Diego Abatantuono, che ripete il solito repertorio di giochi di parole e grotteschi strafalcioni in finto slang “american-milan-pugliese” come protagonista per l' ottava volta un personaggio stereotipato oltretutto inventato dal suo meno fortunato collega Giorgio Porcaro anni prima. Se nel il film “I Fichissimi” Abatantuono aveva per rivale Jerry Calà insieme ad altri personaggi più o meno comici, in questo film ha solo Mauro Di Francesco come spalla, che nonostante il suo impegno e il suo slang ancora più incomprensibile di parole al contrario, sembra rimpiangere quei film vacanzieri interpretati pochi anni prima. Nel film è coinvolto pure un bambino nella brevissima parte del fratellino "adulto" del "Ras", dove cerca penosamente di imitarlo nell' accento per poi bersi un grappino prima di beccarsi un rimprovero base di luoghi comuni dal fratello più grande. 

   Una comicità leggera come un rutto alla gassosa che si regge su di una storiella che al massimo sarebbe bastata per una puntata di un telefilm o per qualche breve siparietto comico in uno show televisivo, con un Abatantuono particolarmente fiacco che recita in presa diretta la versione povera del capetto dei discotecari terroni del film "I Fichissimi", in questo caso un solitario morto di fame zingaresco che si muove spesso a piedi perchè dispone solo di quelli. Rispetto al personaggio antagonista del citato film con Calà, questo "Ras" è una versione moderna del "buon selvaggio" tanto sbruffone quanto rozzo ma in fondo buono. Di Francesco nei panni di "Iena" con l' omonimo personaggio di Kurt Russel c'entra poco o niente, a parte i capelli lunghi e l' occhio sinistro bendato anche di notte. Il motivo che lo spinge a ad aiutare Domingo detto "Il Ras" sarebbe un milione e mezzo delle scomparse £ire che pretende come risarcimento per la grancassa della sua batteria sfondata senza volere dalla testa del terrone, finito contro di essa dopo un pugno mollato in un bar dal capo della banda dei cattivi. Nella realtà quello Iena Pliskin dei poverelli avrebbe speso meno di cento euro per la riparazione. Come coppia di investigatori privati per caso i due tamarri non sono professionali come Renato Pozzetto ma sicuramente sono meno.disastrosi di Jeffrey Lebowsky e socio o dell' ispettore Cluseau ma verranno licenziati a metà vicenda dal loro cliente, che oltre alla sparizione temporanea della figlia, subirà anche quella della sua automobile data in prestito per le loro ricerche notturne.

   L' allora giovane e bella Isabella Ferrari recita per poco più di cinque minuti per mostrare il suo bel visetto in netto contrasto con i  brutti ceffi del film. Stesso discorso per la meno nota Lara Lamberti in arte Nazinsky. A parte qualche momento divertente, per il resto si assiste a una breve parata di tipi e tipe da discoteca di periferia, dal look così pacchiano da far scappare via inorridito anche il peggiore degli stilisti. Tanto per fare un esempio, i cattivi del film sembrano degli spogliarellisti da locale gay sadomaso, con tanto di berretti a visiera neri, collari con borchie al collo e abiti aderenti di pelle nera. Nei titoli di testa e soltanto in quelli, si vedono anche delle fans dei "KISS" truccate come loro e un sosia di Simon Le Bon dei "Duran Duran".

    Quanto a ogni vago riferimento a certi più famosi e visti film americani di ambientazione metropolitana è meglio stendere un velo pietoso anche perchè questo film del fu Carlo Vanzina oggi può essere al massimo considerato il "manifesto subculturale trash" dei cosidetti "tamarri, truzzi e cinghios" (termini dispregiativi di quel periodo per definire la versione milanese dei coatti romani, gente da discoteca periferica dal vistoso abbigliamento di pessimo gusto, talvolta ispirato da film americani di successo). La colonna sonora è più adatta a quella di un videogame da bar in parte composta dai Goblin, un gruppo musicale che si impegnò molto di più per i film horror di Dario Argento e George Romero. La canzone dei titoli di testa della "P.F.M." intitolata "Chi ha paura della notte?" sembra la sigla di un cartone animato.

   Se il film comico-parodistico “Attila, flagello di Dio” fu un famigerato fiasco, con "Il Ras del quartiere", forse ancor meno visto, Diego Abatantuono ha dato il suo colpo di grazia al grosso pubblico pagante, ormai stanco di vederlo e sentirlo straparlare nei panni di quella stravista e monotona macchietta regionale pensata per un pubblico di settentrionali. Come fantasia l' allora giovane Diego era sceso ai livelli di Paolo Villaggio vecchio, anche se interpretava dei personaggi comici sicuramente più brillanti. A molti bastò dare una breve occhiata al manifesto del film per evitarlo, un poster simile alle copertine dei fumetti porno comici da mille lire che vendevano nelle edicole. Dopo una breve pausa di riflessione Abatantuono pensò bene di cercare dei ruoli più seri e drammatici, nei quali ebbe modo di esprimersi meglio e più liberamente anche per far dimenticare agli spettatori certi film comici istantanei usciti a ripetizione solo per fini alimentari come “il Ras del quartiere” e altri, girati da vari registi dallo spessore di una lattina vuota. Film allora giustamente dimenticati subito e oggi esaltati solo da pochi nostalgici degli anni ottanta. Strano ma vero l' ultimo film della troppo lunga serie di "Diego il terrone di Milano" non è considerato nemmeno il peggiore. Infatti basta dare una occhiata ai commenti su questo film.

 

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