Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Un perdigiorno milanese dall’aria truce ma dal cuore tenero, viene ingaggiato da un ragioniere di origini napoletane per ritrovare la figlia scappata di casa. Il rapporto tra i due uomini e le ricerche si faranno sempre più intensi, fino ad una risoluzione finale gradita ma scontata.
Una sceneggiatura a dir poco imbarazzante è l’elemento che più caratterizza “Il ras del quartiere”, pellicola che incrocia un Abatantuono sulla cresta dell’onda e i fratelli Vanzina non ancora ras dei cine-panettoni. Il primo, come al solito sopra le righe, prova a far volare un’operazione che i secondi, registi e sceneggiatori, affossano a suon di piattezza e banalità. La messa in scena scarna e senza ritmo trova anche momenti di umorismo involontario, specie nelle scene di combattimento tra le bande, che risultano finte e stucchevoli.
La storia è solo Abatantuono, con la sua Milano a fargli da sfondo, tra la sgargiante moda anni ’80 e i palazzoni che si prendono il cielo, con la bellezza mozzafiato di Isabella Ferrari e il mestiere di Lino Troisi a fare da gradevole contorno. A distanza di anni l’impegno dei protagonisti risulta lodevole ed apprezzabile, anche se per chiamarlo cinema ci vorrebbero una scrittura ed una regia degne di tal nome.
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