Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
C'è poco da fare: la commedia italiana, già in netto declino da una decina d'anni, entra negli anni '80 con le peggiori prospettive, tentando di aggrapparsi a quei pochi fenomeni nascenti che in giro si vedono. Fra questi c'è Abatantuono, con il personaggio del terrunciello (peraltro nemmeno suo, ma del compianto Giorgio Porcaro), che all'inizio degli '80 affronta un superlavoro con pellicole oscene e raffazzonate del calibro di Attila flagello di dio, Sballato, gasato, completamente fuso o Viuuulentemente mia, quest'ultima peraltro dalla struttura abbastanza simile a questo Ras del quartiere (Abatantuono solo al comando di una sceneggiatura tirata via, con al fianco una spalla femminile: là era l'Antonelli, qui la Ferrari). Mauro Di Francesco in una particina, musichette di Detto Mariano / Mariano Detto e tante gag a base di errori grammaticali, pronunce sudiste ultraesasperate, incomprensioni e stupri lessicali: l'ennesima sciocchezzuola partorita in quegli anni attorno al corpulento comico baffuto; fortunatamente la parte demenziale e insulsa della sua carriera qui si fermerà e l'incontro con Pupi Avati genererà un nuovo (vero) attore a partire da Regalo di Natale, del 1986. Neanche a dirlo Il ras del quartiere, clamoroso fiasco al botteghino, è diretto da Carlo Vanzina e scritto dal suddetto e dal fratello Enrico; che i due potessero fare gravi danni al nostro Cinema era già palese ai tempi, ma non è stato comunque possibile arginare la calamità: il biglietto da visita dei 'figli di' in Italia è il passaporto più potente che ci sia. 2/10.
Un industriale napoletano a Milano denuncia la scomparsa della figlia adolescente e viziatissima. La polizia non ha tempo nè energie da dedicare al caso, così ci pensa un delinquentello del posto, chiamato 'il ras del quartiere', pressato dai debiti e quindi desideroso di incassare una lauta mancia per il ritrovamento della ragazza.
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