Regia di Kief Davidson vedi scheda film
Uno lungo spot di Emergency conquista la nomination all’Oscar. Forse il riconoscimento voleva andare più all’opera di Gino Strada che non al mediometraggio di Kief Davidson, un reportage di media fattura, che documenta una bella storia di medici e giovani vite salvate nel cuore dell’Africa nera. Quattromila chilometri separano la città ruandese di Kigali da Khartoum, la capitale del Sudan. Otto ragazzini li attraversano in aereo, senza i loro genitori. Ad accompagnarli è solo il dottor Emmanuel, il giovane pediatra che li ha in cura. Sono tutti affetti dallo stesso male: le febbri reumatiche hanno compromesso la funzionalità delle loro valvole mitraliche, un problema che può essere risolto solo con un intervento a cuore aperto. In tutto il continente esiste un solo centro ospedaliero in cui l’operazione viene effettuata gratuitamente, e con le tecniche più avanzate. È il Salam Centre di Khartoum, dove ad aspettare quei piccoli pazienti c’è l’equipe cardiochirurgica diretta dallo stesso Strada. Il film segue da vicino le fasi di quella straordinaria e pericolosa avventura, dalla trepidazione per la partenza, fino alla felicità del ritorno a casa. La telecamera è sempre pronta a cogliere, sui visi dei protagonisti, ogni minima traccia di emozione, che sia paura, tristezza o gioia. Gli occhi di quei bambini sono la parte più vera e toccante del film. Sono la sostanza umana, fragile e sofferente, di un discorso propagandistico che guarda quasi sempre altrove, alla necessità di estendere il progetto, insistendo un po’ troppo sulla necessità di raccogliere fondi. La causa è più che giusta – e chiunque compri il film contribuisce a sostenerla – ma occorre pensarla dal lato umile del dolore innocente, evitando di lasciarsi distrarre dal presenzialismo del fondatore dell’organizzazione, o dalle scene ad effetto di un muscolo cardiaco che viene fermato per cambiarne un pezzo e poi viene rimesso in moto con una scarica elettrica. Le riprese in sala operatoria sono fatte per impressionare, in tutti i significati del termine. Il pubblico attento saprà certo prescindere dalla loro strumentale spettacolarità, e cercherà altrove l’autentico senso del miracolo. E forse lo troverà nell’immagine di un uomo che, rivedendo, all’aeroporto, la figlia guarita, si inginocchia e alza le braccia al Cielo per ringraziare Dio.
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