Regia di Takashi Miike vedi scheda film
Miike è sicuramente fra i più stimati "nuovi" registi del cinema giapponese. Fin dai primi anni novanta si è fatto notare con una produzione enorme, spesso confusa, alta, bassa, ed è uno che nel Cinema, quello vero, è dentro con tutti e due i piedi, e con gloria. Il suo è Cinema che, vagamente, incrocia il manga con Tarantino, la violenza della Yakuza con una cinematografia a tratti pop, quasi mai banale. Questo "Shield Of Straw" è molto riuscito. Film d'impianto classico, almeno nella prima parte, con una squadra di poliziotti impegnati a difendere un criminale, un assassino di bambini, nel suo trasporto da Fukuoka a Tokyo. Su di lui pende una taglia milionaria, che spinge chiunque a volerlo uccidere per intascarla. Una trama western, palesemente, che si sviluppa in modo solido, anche se con più di un occhio strizzato verso il cinema americano di genere, con una buona tensione e ottimi attori. Fin qui la prima ora. Ma la zampata d'autore, il salto di qualità, Miike lo prepara per l'ultima ora di pellicola, quando i personaggi si rarefanno e il gioco delle parti si fa ambiguo, con una forte critica al potere centrale e una riflessione morale spinta ai massimi livelli. Scene da antologia contrappuntano questa parte del film, (che, a tratti, mi ha ricordato "Le Tre Sepolture", capolavoro sottovalutato di Tommy Lee Jones), dove davvero la tensione dell'azione si sposta tutta su quella morale, privata, dei personaggi. E allora questo Cinema diventa altissimo, visivamente splendido, epico, fino al finale risolutorio di Tokyo. Parole come macigni, dopo parecchie scene d'azione per appassionati del genere. Attenzione, questo non è affatto, per fortuna, un thriller come tanti. Grande cinema.
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