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Jug Face

Regia di Chad Crawford Kinkle vedi scheda film

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La recensione su Jug Face

di maurizio73
2 stelle

Modesto epigono sulle tracce di The Wicker Man, Il film difetta della più elementare grammatica cinematografica e di una qualunque idea di montaggio che alimenti la tensione narrativa. Interpreti imbarazzanti, compresa la comparsata in vestaglia di una inguardabile Sean Young.

In una comunità rurale dedita ad un culto pagano, i sacrifici umani sono decisi da un veggente che plasma il volto della vittima designata nelle forme di un vaso di terracotta. Quando l'adolescente Ada, incinta del figlio di un rapporto incestuoso, scopre di essere la prossima ad essere immolata, cerca in tutti i modi di sfuggire al proprio destino, scatenando le ire della misteriosa entità alla cui propiziazione il rito e destinato.

 

Teaser poster

Jug Face (2013): Teaser poster

 

Mundus Cereris...nell'entroterra americano

 

Senza scomodare i riferimenti al dualismo tra il culto ancestrale della fertilità e delle messi con i riti purificatori di un mundus Cereris che apriva periodicamente ai vivi le porte del mondo dei morti, il retaggio di tradizioni pagane alimentate dall'isolamento di comunità dedite a pratiche misteriche è il leit-motiv di questo horror comunitario a basso budget che riprende nei titoli di testa l'antefatto di una avversione al potere religioso costituito (un prete cristiano presto sgozzato) e prosegue bellamente con la più gratuita e pruriginosa scena di incesto che apre il racconto. Se la scrittura richiama gli elementi di un'ambientazione bucolica storicamente frequentata da cinema horror a stelle e strisce negli anni '70 e '80, e rinverdita dal revival pseudo-vintage del nuovo millennio a base di baite isolate nei boschi, comunità autoctone con un alto tasso di omogizosi ed il folklore locale di crudeli pratiche propiziatorie, il primo lungometraggio di tal Chad Crawford Kinkle è più il tentativo mal riuscito di tradurre la prova accademica di un neograduato in un piccolo cult fondato sui vieti tabù del sesso e della morte e su cruente prove di Isacco prive del tradizionale lieto fine. Sgangherato e irrisolto, con una deriva fantasmatica priva di qualunque logica narrativa, vanta la presenza di una Lauren Ashley Carter dallo sguardo dolcemente spiritato e la comparsata della famosa artista folk di strada Abby Roach. Modesto epigono sulle tracce di The Wicker Man, il film difetta della più elementare grammatica filmica e di una qualunque idea di montaggio che alimenti suspense e tensione narrativa. Interpreti imbarazzanti, compresa la materializzazione in vestaglia di una inguardabile Sean Young.

 

Prima che sia tolto il cordone d’argento e la coppa d’oro si infranga, e la brocca si rompa alla fonte, e la ruota per la fossa si sia infranta...

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