Regia di Andrea Papini vedi scheda film
Andrea Papini, già regista di due eccentrici noir dall’estetica digitale, fluidi nell’affrontare i generi e pronti a seguire link perduti (i cui titoli, significativi, sono La velocità della luce e La misura del confine), torna con questo progetto che si definisce “documentario antropologico”: l’autore con la sua videocamera segue le ramificazioni (che abbracciano 4 continenti su 5) dell’albero genealogico della famiglia Bioni, ne intervista i membri, confrontandosi in primis con storie personali che sono anche, volenti o nolenti, il precipitato di situazioni sociali in evoluzione, tracce private di Storia, bassorilievi in movimento scolpiti nel tempo che cambia lo spazio, in una geografia che da Alagna, sulle Alpi, porta a Bruxelles, a Dubai e in Etiopia, in India. Papini, dunque, s’affida a un cinema di prossimità, che lavora sulla forma del film familiare, un’arte che «non ha alcun supporto che un rapporto», fondata semplicemente sul faccia a faccia, sulla relazione tra macchina da presa, regista e persone. È il montaggio a orchestrare i frammenti, a suggerire nuovi sensi a questi lacerti di vita condivisa, ad associarli a materiali d’archivio, ad altre memorie (collettive). Fili invisibili. Storia minima della famiglia Bioni è l’esperienza di un soggetto, Papini, che attraversa e ricompone una storia corale: ma è difficile che una narrazione così dispersiva, privata del minutaggio necessario per approfondire gli incontri e farne territorio fertile per la (com)passione, non si riduca a un suggestivo diario di viaggio. Serve tempo, per fare del particolare un universale. Promosso da Mercoledì Doc.
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