Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Anatomia di un crimine perfetto o quasi.Che però non paga...Il giovane Kubrick(se penso che quando ha realizzato questo film aveva solo 28 anni mi viene quasi da piangere tanta la mia ammirazione)al suo terzo film decide di girare un noir sotto mentite spoglie camuffando tutte le tematiche classiche del noir in un film che parla dell'organizzazione meticolosa di una rapina.La banda è capeggiata da un delinquente di mezza tacca appena uscito di prigione e i suoi complici non sono sicuramente meglio di lui:c'è un poliziotto indebitato fino al collo e quindi molto corruttibile,c'è un barista,un pensionato e un cassiere dall'aspetto insignificante continuamente tradito e umiliato dalla moglie.In più vengono assoldati un cecchino per uccidere un cavallo e un lottatore russo che provochi una rissa e tenga occupati i poliziotti.La prima cosa che stupisce è che una banda messa così male in arnese,formata sostanzialemente da falliti,da perdenti,riesca a mettere a punto un piano così ben congegnato per rapinare l'ippodromo.Una sorta di contrappasso dantesco:sei un perdente per cui organizzi una rapina perfetta mettendo in mostra doti insospettabili.Kubrick gira tutto quasi come se fosse in tempo reale e anche da diverse prospettive(vedi la scena della rissa all'ingresso dell'ippodromo) a seconda di coloro che sono coinvolti.Però anche nel piano più perfetto c'è la variabile impazzita e qui è la moglie del cassiere che trama col suo amante per derubare la banda.Ne vien fuori un massacro.E'curioso che mentre il titolo originale si soffermi sulla strage della banda,quello italiano invece sia tutto dedicato all'organizzazione della rapina che occupa in realtà quasi tutto il film.Ma la scena clou è quella della strage:o meglio Kubrick la lascia volutamente fuori campo,una scheggia di violenza assoluta che mette ancora più paura perchè non la vediamo.Sentiamo gli spari,un attimo e dopo vediamo i corpi riversi a terra crivellati di colpi.Una sequenza di pochi secondi ma di bellezza lancinante proprio perchè lo spettatore è portato ad immaginarla, in realtà non la vede,ne percepisce solo la furia devastatrice con quel movimento di macchina sinuoso che esplora la stanza in cui è avvenuto il fattaccio facendo vedere tutti i personaggi coinvolti.In questo film è ben visibile l'amore del grande regista per la pura arte del meccanismo narrativo.La narrazione è di precisione cronometrica,lo spettatore più smaliziato si diverte per tutti gli accostamenti filmici che può fare ,quello meno smaliziato si diverte per la piacevolezza del gioco ad incastri.E' un film che a me piace definire concentrico,si parte dai cerchi più grandi e via via si va verso quelli più piccoli in modo che l'incastro tra i vari pezzi del puzzle sia perfetto,tutto concatenato al millesimo di secondo.E qui la perfezione è assoluta.Dicevo dei rimandi filmici:è inevitabile pensare al grande noir americano soprattutto al grandissimo Giungla d'asfalto di Huston di cui mutua le atmosfere.Da ricordare anche il formalismo esasperato della messa in scena anche questa di precisione asburgica,la cosa che mi ha colpito è che in quasi tutte le scene in interno sono inquadrate delle lampade che sono la sorgente luminosa principale(pensando a Barry Lyndon e all'illuminazione a luce di candela rigorosamente naturale mi vien da pensare che già da giovane Kubrick era più che fissato con l'illuminazione,del resto lui veniva dalla fotografia,come dargli torto)e danno a tutto l'insieme un aspetto grigio metallico accentuato dalla bellissima fotografia.A parte la rapina c'è un unico sottotesto in questo film ed è la storia del cassiere e della moglie fedifraga:lui ometto senza prospettive sente che la vita può riservargli di molto meglio acccanto a lei,lei invece lo prende in giro e lo umilia continuamente....ma finirà male.Due parole sul finale in aereoporto che è veramente un pugno nello stomaco:la seconda variabile impazzita che manda in malora tutti gli sforzi è l'odiosissimo barboncino sfuggito alla sua odiosissima padrona che determina incidentalmente l'apertura della valigia col denaro con spargimento ai quattro venti del suddetto.Un modo per dire che il crimine non paga,forse per dire che la perfezione non è di questo mondo,perchè quando c'è l'uomo di mezzo possono sempre succederne di tutti i tipi,così come al protagonista talmente scosso per aver perso una montagna di soldi che si aggira nell'aereoporto incapace di proferire verbo,con lo sguardo assente,camminando quasi come uno zombi,incapace persino di tentare la fuga quando i due agenti in borghese al di là del vetro impugnano le pistole per venire a prenderlo...tanto oramai non conta più nulla....
straziante nella parte del cassiere
bravo
ottima
grande attore troppo spesso dimenticato...
a mio parere questo è il suo primo capolavoro,il primo di una lunga serie...
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