Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
PRIME VIDEO
Al suo terzo lungometraggio, il già grande Stanley Kubrick scrive e dirige un noir coi fiocchi, che parte in modo scientemente disordinato, ma riesce presto ad attrarre l'attenzione dello spettatore attraverso un incastro diabolico, godibile e anche molto ironico.
Su è da qualche giorno disponibile Rapina a mano armata (The Killing in originale), uno dei primi film del grande regista britannico Stanley Kubrick, e anche una delle sue prime opere che lo fece conoscere e apprezzare internazionalmente.
L’organizzazione e lo svolgimento di una rapina, meticolosamente organizzata per svaligiare l’ingente incasso di un ippodromo, sta alla base della concitata vicenda, ripresa magicamente dal grande regista e raccontata sotto i diversi punti di vista dei personaggi, e il diverso ordine temporali degli avvenimenti.
Tra il cast di ottimo livello, emerge l’unica vera star, ovvero l’altissimo e dinoccolato Sterling Hayden, bravissimo, dolente, perfetto nel dar vita a un ladro gentiluomo che agisce per amore
LA TRAMA
Il ladro dai modi gentili, Johnny Clay, è appena uscito di prigione e può ricongiungersi finalmente con la sua fidanzata.
Mosso dal desiderio di assicurarle una vita più dignitosa, cerca di concretizzare un piano dettagliato ideato in galera: svaligiare l’ippodromo nel momento di una gara importante che richiama molti scommettitori.
Per questo, ha bisogno di complici che siano abili e fidati.
Quando sembra averli trovati tutti e pare che ogni dettaglio sia stato affrontato, ecco che Johnny trascura un piccolo dettaglio: uno dei suoi soci, il piccolo ed insicuro George Patty, umiliato e deriso dalla smaliziata moglie, Sherry, le rivela avventatamente alcuni particolari del piano.
Costei, che da tempo medita di abbandonarlo, rivela a sua volta alcuni particolari al suo giovane amante al fine di organizzare un colpo nel colpo e fregare i ladri originali.
Quella piccola falla si trasformerà in una voragine che farà finire nel peggiore dei modi la rapina; complice anche la sfortuna, resa molto bene nel clamoroso finale a sorpresa in aeroporto.
LA RECENSIONE
Il film in questione è il terzo diretto da Stanley Kubrick, e il primo prodotto da James B. Harris, cineasta statunitense che finanziò poi anche Orizzonti di gloria (1957) e Lolita (1962).
La sceneggiatura, adattata dall’omonimo romanzo di Lionel White, è opera dello stesso Kubrick in collaborazione con Jim Thompson, noto scrittore e sceneggiatore statunitense molto legato al genere noir.
Il grande regista e il suo socio decidono di raccontare l’intricato sviluppo della vicenda tramite una narrazione diegetica, ovvero indiretta, scomposta in linea temporale e seguendo le esperienze di vari protagonisti, e non solo dal punto di vista dell’ideatore del progetto, ovvero Johnny Clay.
Il risultato è stupefacente, sia in termini di narrazione, che di suspense, in quanto il film ha il potere di incollare lo spettatore allo schermo, presentando una serie di personaggi decisivi per le sorti del colpo, che Kubrick riesce a caratterizzare in modo splendido.
Tra tutti, il personaggio di Sherry Peatty, la donna perfida e insoddisfatta che trama alle spalle di un marito che non ha mai né amato né stimato (ottimamente resa dalla straordinaria attrice Marie Windsor).
Ma costei non è l’unica donna a segnare il fallimento completo e plateale del piano, tecnicamente assai ben congegnato.
Nel finale a sorpresa il destino crudele si rende protagonista di un gesto a dir poco plateale, che nasce da una distrazione fatale di una donna, destinata a rendere scenografica, oltre che amara, l’ultima straordinaria sequenza di questo noir perfetto.
Da quel momento, dal genio di Kubrick si sono ottenuti solo capolavori: pochi numericamente, ma tutti di massimo livello.
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