Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Il genio registico piu' lo stile noir,ed ecco nascere il "seme" della rapina cinematografica.
Il tempo dettato da Kubrick è un ricettacolo di vite,cronometrate all'unisono da una voce off,la guida d'un piano spettacolare che s' appropriera' del bottino d'un ippodromo.
Uno schema studiato,pregno di stile registico palpitante e serrato.
Si entra prima nel privato dei "balordi" della rapina,scandagliandone esistenze e relazioni,con consorti dall'animo dolce,oppure inferme per malattie o ancor peggio votate anch'esse all'idillio malsano di tradimento ed edonismo.
Forte d'una rappresentazione "hard boiled", Kubrick preme l'accelleratore su di una narrazione ritmica,avvalendosi d'un cast di ottimo rispetto.
Sterling Hayden,Elisha Cook jr.,Vince Edward,maestri del crimine chi per convenzione o per convinzione.
Dietro un furto vi è sempre un bisogno enigmatico di riappropriarsi di scampoli di vita persa dentro un carcere o chissa' dove.
Sono uomini gli eroi di Kubrick,racchiusi in debolezze o fragilita' umane,succubi di donne o di loro stessi.
I primi 45 minuti sono dotati di animo esistenzialista,sondano umori e rapporti della squadra di rapinatori.
La seconda parte assume un respiro piu' "tecnico" forte d'un assetto cinematografico da futuro cinema di "genere".
Con grande perizia tecnica,la regia esonda il tempo,lo fa cosa sua,riavvolge e avvolge nastri d'una vicenda "sporca".
Ma lo "sporco" in mano a Kubrick diventa orgia divina,cancellando "pietas umane",assumendo un rigore anacronistico suggellato da riprese statiche ed in movimento.
Una dettatura d'un quadro fotografato in ottimo bianco e nero,inseguendo sinergie e movimenti di uomini,cavalli ed armi.
Il passaggio della rapina è l'enorme sintassi del film,vive nella cristalizzazione del tempo,ansiogena e nello stesso tempo "scientifica".
Kubrick dimostra gia' agli esordi dovizia di particolari,che nel suo cinema diveranno "letizia" per gli occhi.
Una rapina organizzata nel modo piu' zelante possibile,da un respiro furbo e "cattivo",coinvolgendo esistenze eterogenee,dove il denaro assume valori d'uno "status-quo" di benessere.
La potenza del film vive nel connubio tra l'essere umano e il suo bisogno di rifarsi una vita, nel modo meno ortodosso,inscenando una "pieces" del furto in grande "stile".
Succede allora che pezzi di vita "sporca" assumano il magmatismo d'una regia eccellente,coinvolgente noi spettatori,che trepidanti facciamo il tifo per Johnny Clay,diveniamo cosi' parte d'un impianto filmico stringato,ma pragmatico e ricco nello stesso tempo.
Una tensione nevrotica dove il grilletto è il connotato "plus-ultra" per arrivare al traguardo del bottino.
Il serratissimo piano riesce,ma infamita' e spie femminili sono li ad attendere,con animo sordido,ad impossessarsi di denaro "vincente".
Lo strascico di morte e sangue è in agguato,in scontri da futuro appartamento "Melvilliano",e il bottino volera' via,per colpa d'una signora petulante e del suo pestifero quadrupede.
L'ultimo uomo di Kubrick rimane li,consapevole d'una sconfitta gia' disegnata nel suo destino,ad accettare il beffardo epilogo,consegnandosi ad una legge che distruggera' sogni di "nuova vita"........
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