Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film
Quelli di Commando Leopard sono fra gli ultimi rantoli di un cinema in via di estinzione, cioè quello 'di genere' italiano; a metà degli anni Ottanta, complice l'ascesa del mercato delle videocassette, la sala cinematografica cominciò a svuotarsi in maniera drastica e anche per i buoni mestieranti, per gli onesti artigiani della pellicola come Antonio Margheriti (che qui si firma Anthony M. Dawson, come spesso faceva) fu crisi profonda. Commando Leopard è infatti uno dei suoi ultimi prodotti e a dirla tutta gode di un budget neppure troppo risicato, frutto di una co-produzione fra Italia, Svizzera e Germania Ovest; gli esterni del film sono stati girati in Venezuela (così dice IMDB, autorità del campo) e gli scenari esotici in effetti si notano bene, ma al di là dell'azione e delle scene di combattimenti, gli unici veri 'effetti speciali' dell'opera risiedono nella presenza, nel cast, di Klaus Kinski - ovviamente nei panni del cattivo della situazione - e di qualche altro nome non disprezzabile come quelli di John Steiner, Lewis Collins, Manfred Lehmann e Cristina Donadio. Nei primi anni Ottanta il filone del film di guerra si dilatò grazie a successi al botteghino di provenienza americana come Rambo (Ted Kotcheff, 1982) o Commando (Mark L. Lester, 1985), dal quale proviene peraltro anche l'ispirazione per il titolo di questo lungometraggio; come sempre, la deriva all'italiana del genere significava ridurre di molto le ambizioni e 'arrangiarsi' un po' alla buona: Margheriti sa come fare a limitare i danni e qui, per l'ennesima volta, lo dimostra. 3,5/10.
Un manipolo di intrepidi rivoluzionari, guidati dal valoroso Carrasco, si propone di rovesciare un sanguinario regime centramericano; ma contro i ribelli si muove l'esercito regolare guidato dallo spietato Silveira.
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