Regia di Cody Cameron, Kris Pearn vedi scheda film
Spesso ci si avvicina ai sequel con un po’ di titubanza, in questo caso però si intuisce molto presto come si sia trovata una propria dimensione, con un lavoro profondo e parallelo su diversi fronti capace di dar vita, come minimo, ad un umorismo piuttosto spiccato.
Flint ed i suoi amici sono costretti a lasciare la loro isola e solo lui trova soddisfazione nella nuova realtà. Riusce infatti ad entrare nell’azienda di Chester V, un’inventore sempre un passo avanti, che gli darà il compito di tornare nella sua isola ormai invasa da creature nate dalla mutazione degli alimenti che mettono in allarme il mondo intero.
L’obiettivo di Flint è quello di salvare l’umanità, in realtà presto scoprirà che le cose non sono esattamente quello che sembrano.
Seguito che sa difendersi piuttosto bene, rispolverando le fortunate logiche, almeno di base, dell’esordio, amplificando un po’ tutto il possibile, a partire dal passo, davvero spedito, col quale procede, con l’annesso rischio di poter passare per confusionario.
Colori (abbondanti), forme (stravaganti) e invenzioni (molteplici), sono il frutto di una fantasia spremuta (almeno nell’impatto visivo), con la creazione di una moltitudine di creature che hanno anche un’anima; da evidenziare Frà, una fragolina espansiva, la squadra di cetriolini che se la “vedono” con Tim (il massiccio papà di Flint) e lo scatenato spiderburgher.
In più è foriero di riflessioni, con un punto di vista ambientalista, le discrimazioni nei confronti di ciò che non si conosce ancora, una società che fagocita di tutto senza porsi tanti “perché”, la scienza sfruttata senza tanti paletti etici, aspetto che cavalca il villain di turno che tra l’altro manifesta anche quanto l’immagine pubblica possa essere falsa e trarre in inganno la massa.
Infine, non ci si tira indietro sulle battute, proposte a raffica e senza tanta paura, non si risparmiano citazioni (occhio al vestito di Samantha …), si sommano “attrazioni” interessanti, almeno per gran parte del percorso, mentre sul finale non si riesce ad ovviare ad un clima eccessivamente festoso e quindi più monodimensionale nonostante l’abbondanza di proposte (anche sui titoli di coda).
Per chiudere, direi che si tratta di un titolo ricco di qualità, ma nella lunga somma delle stesse sembra quasi perdercisi, non lasciando, spesso e volentieri, il tempo per metabolizzare, e quindi gustare, tutto ciò che si vede, sprecando un potenziale piuttosto alto che con un plot un po’ più attento ed un’evoluzione maggiormente controllata avrebbe potuto far meglio del suo precursore.
Comunque sia, accattivante.
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