Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
La storia narrata non apartiene ad un mondo lontano come può sembrare, è una storia simile a tante altre moderne: uomini che sembra abbiano tutto, potere, ricchezza, ma in realtà sono padroni del nulla. Le vicende tormentate contrastano con la bellezza della natura e degli ambienti, comunicandomi un senso di “vuoto”.
“RAN” è un film giapponese e, come tale, evince una visione di cinema diversa da quella a cui siamo abituati quotidianamente. La fotografia presenta inquadrature utili a mostrare appieno le tematiche affrontate, ma soprattutto “pittoresche”: i paesaggi sembrano dei quadri dai colori sgargianti.
La storia narrata non apartiene ad un mondo lontano come può sembrare, è una storia simile a tante altre moderne: uomini che sembra abbiano tutto, potere, ricchezza, ma in realtà sono padroni del nulla. Le vicende tormentate contrastano con la bellezza della natura e degli ambienti, comunicandomi un senso di “vuoto”, come se in realtà i ruoli e le vicende dell’umanità fossero osservati dal punto di vista dei personaggi, come a stare ad indicare che c’è di più nel mondo, ma noi non lo vediamo.
I costumi riprendono la meravigliosa tradizione teatrale giapponese, dai tessuti pregiati e decorazioni, ma dalle forme essenziali e geometriche. Scene di quiete sono contrapposte a quelle di battaglia, molto cruente (fino all’assedio alla fortezza, una delle scene mastodontiche del film), in un infinito caos. Proprio le scene in completo silenzio mi hanno particolarmente colpita, un silenzio quasi meditativo, mai scontato. A mio parere è molto più di un film, è una vera e propria lezione di vita, che Kurosawa non vuole insegnarci, non si pone in maniera agressiva nei confronti di chi guarda, non vuole imporgli ciò che è bene e ciò che è male, si limita a raccontare con grande maestria i fatti, le storie nella loro interezza, lasciando a noi il giudizio. Inoltre, la grande capacità recitativa degli attori rende tutto più emozionante. E’ un film degli anni ‘80 ma molto attuale, un film che può piacere o no, senza vie di mezzo.
La frase più significativa di questa pellicola secondo me è:
“...guardali questi stupidi esseri umani, che si battono per il dolore, si esaltano per la sofferenza e si compiacciono del’assassinio!.”.
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