Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Il principe Hidetora decide di dividere il suo grande feudo tra i tre figli e di abdicare in favore del primogenito,Taro. Questo fatto innesca un turbinio di sentimenti contrastanti che percorrono l'intera storia tingendola di odi trasversali. Liberamente ispirato al "Re Lear" di Shakespeare,Kurosawa ci immerge nel Giappone del cinquecento tra le onde alte del caos umano (Ran appunto) sottolineando come sia piu' facile essere soggiogati dalla voracita' degli istinti famelici che prendere fiato e mettere ordine tra le cose usando la ragione. Tutto cio' che è ingrediente per fare del grande cinema in "Ran" viene dosato con una cura che rasenta la perfezione: una grande fotografia, una montaggio davvero di alto profilo,con le scene di battaglia (stando alle mie conoscenze, seconde solo a quelle di"Barry Lyndon"di Kubrick) cadenzate da affascinanti intrecci cromatici e bei supporti musicali e dei grandi attori. Ad accrescerne l'importanza c'è poi la sua valenza simbolica, di quelle che danno a un film il pregio di non smettere mai di dire quello che intende dire,di andare sempre oltre il contingente narrato. La vendetta,nelle fattezze di Kaede la moglie di Taro, è la vera protagonista,l'elemento che armonizza il tutto in unico scenario ammantato di allegorie: promuove le strategie guerrafondaie dei principi,cova silente per lunghi anni prima di manifestarsi sul finire dei giorni,insinua sospetti e gelosie e accompagna fino alla follia chiunque non si accontenti del potere che ha gia',delle ricchezze che gia' possiede. Con un film ambientato nel cinquecento giapponese,Kurosawa in fondo parla della tragedia umana di sempre,quella che diventa lucida pazzia quando si compiace dei propri abomini,del potere di arrecare sofferenze che è perciò il potere di ergersi ad arbitro delle vite altrui. Una tragedia ripetutasi più volte dal cinquecento in poi e che è sempre dietro l'angolo fosse solo perchè è sempre nelle possibilita' umane anteporre il male al bene,il rancore alla comprensione,i fini particolari a quelli generali. E' nelle possibilita' umane covare tanto rancore da diventare odio che ammazza la ragione. Uno dei capolavori del maestro Kurosawa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta