Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
VOTO 10/10 Film gigantesco, sia per le sue dimensioni da kolossal che per l'elevatezza del genio artistico di Kurosawa. Il regista giapponese si ispira ancora una volta a Shakespeare e al suo Re Lear e ne cava un'opera monumentale sulla follia del potere e il "caos" dell'esistenza umana (questo è il significato del titolo originale). Affascinante la dimensione figurativa con i colori usati in funzione simbolica, perfetta la padronanza dello spazio cinematografico, grandissima la maestria nella direzione delle scene di massa e in particolare in quelle di battaglia (fra cui il famoso e bellissimo brano dell'assedio al castello commentato unicamente dalle musiche di Toru Takemitsu). Pur con alcuni cambiamenti (come ad esempio la spartizione del regno fra tre figli maschi e non più femmine), la vicenda di Kurosawa segue abbastanza da vicino la progressione narrativa dell'opera di Shakespeare, ma introduce ugualmente molti elementi e situazioni tipici della cultura giapponese. Anche nello stile si ritrova l'alternanza fra un modo di filmare più "all'occidentale" nelle sequenze d'azione e di battaglia e uno stile più orientale, debitore del teatro Noh, nelle sequenze d'interni. I personaggi hanno una statura tragica ma restano umanissimi nel groviglio di passioni negative messe in mostra come ambizione, odio, vanità, bisogno di vendicarsi ecc... Nel cast, come hanno osservato tutti i critici, accanto all'Hidetora di Nakadai spicca la straordinaria Lady Kaede di Mieko Harada, direttamente ispirata ad un'altra eroina negativa del drammaturgo inglese, ossia la Lady Macbeth del dramma omonimo (da cui Kurosawa aveva già tratto il film Il trono di sangue). Resta un'opera d'autore che, ispirandosi a una fonte piuttosto "alta", riesce a operare una sintesi prodigiosa fra le varie componenti del linguaggio cinematografico, tutte portate a un livello di perfezione formale difficilmente raggiungibile in altri contesti. Dunque, un vertice non solo dell'opera di Kurosawa, ma della storia del cinema.
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Concordo con tutto quello che hai scritto: questo è un film assoluto, un kolossal maestoso, imponente. In una parola sola: solenne. Forse è il miglior film mai tratto da Shakespeare.
Ti ringrazio per l'apprezzamento. E' un film di una bellezza abbagliante...
Aspetto figurativo: 10; scene di battaglia: 10; tenuta formale: 9 (la scelta di escludere quasi del tutto i PP e i campi/controcampi nei lunghi dialoghi non è sempre felicissima, ottimo invece il mix fra le modalità di rappresentazione del teatro Noh e occidentale); contenuti, valenza simbolica e sottotesti: 9; tenuta ritmica: 7,5 (il punto debole dell'opera); interpretazioni: 8,5 (purtroppo Nakadai è distante dalle capacità e dall'intensità mimica di un Mifune, superba la Harada, pessimo il giullare); scene memorabili: primo assedio al castello, confronto/scontro Lady Kaede e secondogenito; scene fragili: alcune, comprendenti i vari monologhi/sfoghi non esenti da retorica del giullare durante la fuga con Hidetora, e le parti con Suè e il fratello cieco; fuori contesto cito anche il doppiaggio italiano: 5. Stefano, ho colto l'occasione della seconda visione per colmare qui e sinteticamente la tua vecchia richiesta di un mio parere in proposito. A mio avviso rimane dunque un film imperfetto e di gran pregio, leggermente sopravvalutato dalla maggioranza dei critici che parlano di capolavoro assoluto, perfezione ecc. (continuo a preferire e, se vogliamo, adorare la maggior parte della produzione di Kurosawa fine anni "40 e "50, da Angelo ubriaco a La fortezza nascosta). Un saluto.
Ti ringrazio Daniele per il tuo intervento che è naturalmente interessantissimo. In questo caso, io non sarei in grado di valutare con un voto distinto le diverse componenti dell'opera, ma ho capito perfettamente il senso del tuo intervento e anche quelle che sono le tue riserve. La mia valutazione del film rimane molto alta, come un capolavoro del cinema contemporaneo: in parte posso concordare sulla figura del giullare, che non è una delle più felici nell'interpretazione del transessuale Peter, anche se le scene della sua fuga con Hidetora e i suoi discorsi mi erano sembrati imprescindibili dal senso dell'opera. Dell'autore rimane pregevolissimo anche l'altro adattamento scespiriano Il trono di sangue, che non ho ancora recensito, ma credo si avvicini molto alla bellezza di questo Ran. saluti
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