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Ramon il messicano

Regia di Maurizio Pradeaux vedi scheda film

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La recensione su Ramon il messicano

di mm40
2 stelle

Slim, a cui i Morales hanno molestato la fidanzata, decide di farsi giustizia da solo. A capo dei Morales si erge quindi Ramon, spietato e altrettanto vendicativo di Slim. Che farà non poca fatica a tenergli testa.

 

L'unica cosa da annotare di questo superdozzinale spaghetti western, uscito nell'anno in cui il genere definitivamente esplose (il 1966) fino a contare svariate decine di uscite annuali per un buon lustro, è il fatto che il personaggio del titolo è in realtà il cattivo. Se il buono si chiama Slim, d'altronde, è anche inevitabile che ciò accada. In ogni caso, pur contando su una buona dose di violenza e di cattiveria, Ramon il messicano non raggiunge ancora le vette di inumanità e di cinismo assoluto che saranno presto toccate da alcune pellicole sue compagne di genere; anzi, addirittura la sceneggiatura firmata dallo stesso regista non si nega neppure il lieto fine, con nota ironica a sfumare. Maurizio Pradeaux esordisce qui, sia come scrittore di cinema che come regista; in una decina di anni, complice lo sdoganamento del 'genere', girerà sei pellicole, per poi praticamente scomparire (insieme al 'genere', del resto). Qualcosa di meglio farà nel futuro prossimo: questo western all'italiana dalle poche pretese mostra la sua pochezza da ogni punto di vista: la logica della storia, i mezzi a disposizione, gli interpreti non eccellenti, tutto denuncia la scarsità del budget della produzione. A Claudio Undari (cioè Robert Hundar, per il pubblico) e Jean Louis sono affidati i personaggi centrali, mentre al loro fianco troviamo fra gli altri Vilma Lindamar, Josè Torres, Aldo Berti e nomi ancora più anonimi. 2/10.

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