Regia di Giovanni Coda vedi scheda film
Il tratto caratterizzante di tutta la visione, che dura 70 minuti circa, è il peculiare accostamento della musica al vissuto emozionale delle immagini e alle parole che tratteggiano in maniera chiara e inequivocabile il dolore, l’orrore in alcuni punti, dove la persona omosessuale, per il solo fatto di essere tale, viene vessato e trucidato con supplizi inenarrabili e che oggi fanno storcere le viscere all’uomo comune, di ogni estrazione. Eppure di questo si tratta, un pugno nello stomaco, che vuole ricordarci a che cosa possa portare la follia umana, soprattutto quando è legata al Potere. L’esperienza è forte, dolorosa, fa un male enorme, ma aiuta a ricreare una stasi catartica in cui lo spettatore ricorda che gli orrori sono sempre a un passo da noi, non solo nei momenti più bui della storia, e che comunque bisogna fare un passo verso l’altro per evitare che la paura del diverso scateni dei genocidi per motivi del genere. Il film, che assurge ai tratti di un’opera che difficilmente lascia indifferenti, è tratta dalle memorie di Pierre Seel, un uomo che ha avuto il coraggio di far luce sul fenomeno, trascurato e taciuto dalle autorità, della deportazione delle persone omosessuali nei campi di concentramento, e che ha lottato fino alla fine per vedersi riconoscere lo status di vittima in quanto deportato omosessuale. Un percorso difficile e che ancora oggi fatica a riscattarsi dalla memoria che tende a non voler ridare legittimità alla sofferenza patita da tante persone che, per il solo fatto di essere omosessuali, hanno subito efferatezze di ogni tipo. Al di là delle polemiche, per le quali l’opera non ha la stessa visibilità di tante altre sia per l’argomento trattato e, soprattutto, perché direttamente connesso all’omosessualità, ci fa riflettere su come, forse, l’ambito cinematografico abbia delle caratteristiche in comune a quello letterario (di cui di solito ci occupiamo), proprio perché anche i libri LGBT e, spesso, anche delle proposte letterarie di questo tipo, fatichino a emergere “per le dure regole di mercato”. Noi oggi, anche perché ci troviamo nella settimana di lotta contro l’omofobia, consigliamo a chiunque di vederlo. Non solo perché racconta la storia di persone a cui per tanti anni è stato imposto il silenzio, ma per il messaggio veicolato, al di là del nudo integrale, al di là del dolore soffocato, al di là della testimonianza. Il messaggio che ci impone di non dimenticare mai, e di fare in modo che l’odio, anche ai giorni nostri, non porti estreme conseguenze, le cui eco, ancora oggi, sentiamo graffiare nell’animo.
Introspettiva, emozionale, suscita sensazioni forti.
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