Regia di Eli Roth vedi scheda film
Interessante concentrato di violenza truculenta e blanda riflessione socio-politica sullo sfondo della foresta più fitta e impenetrabile del pianeta.
Un gruppo di giovani studenti attivisti ecologisti parte alla volta di una sperduta regione dell’Amazzonia per protestare contro l’abbattimento di una larga porzione della foresta portato avanti da una multinazionale. Armati solo di smartphones e connessione internet, gli impavidi quanto sprovveduti giovanotti (ragazzi e ragazze di buona famiglia) credono di aver contribuito con la loro denuncia a salvare una delle ultime tribù rimaste a vivere allo stato primitivo nella natura selvaggia. Ma quando dopo un incidente il loro aereo precipita nella fitta giungla equatoriale, quella stessa tribù vede in loro un dono del cielo con cui banchettare.
Pellicola molto discussa, boicottata e stigmatizzata, questo The Green Inferno, che è poi tanto un rifacimento quanto un omaggio dichiarato del regista Eli Roth a quelle pellicole del filone horror incentrato sul cannibalismo in voga a partire dagli anni ’70, alla fine dei conti è un film in cui la scabrosa e raccapricciante tematica dell’antropofagia trova una collocazione quasi marginale soprattutto visivamente. Se si eccettuano un paio di scene, collocate all’incirca a metà, non si può infatti affermare che il gore e lo splatter la facciano da padrone, così che ciò che finisce per disgustare ancora di più delle barbare abitudini degli anonimi indigeni, è l’ipocrisia mista a indifferenza e opportunismo che serpeggiano tra i componenti del gruppo di incauti esploratori. La dura legge della sopravvivenza li pone ben presto l’uno contro l’altro, la permanenza in un territorio in cui non esistono le comuni regole della civiltà fa riemergere i loro istinti più bassi e le paure più radicate.
La sceneggiatura offre degli spunti di riflessione sulla società evoluta e occidentalizzata, pur non affermando nulla di innovativo o che non sia già risaputo, e avvalendosi di scenari incantevoli che si contrappongono alla brutalità della violenza, riesce con parecchia efficacia e tenere alta l’attenzione, anche grazie ad un certo gusto per il racconto d’avventura, che rende il tutto avvincente: ci si chiede fino alla fine se e chi riuscirà a scampare all’orribile destino di essere macellato e mangiato dagli insaziabili amerindi.
Tra azzardati tentativi di fuga e aiuti insperati, forse la più grande delusione giunge proprio nel finale, affrettato, deviante, spiazzante, non nel senso in cui si aspetterebbe. Bisogna aspettare però almeno i primi minuti dei titoli di coda per scoprire la vera conclusione.
Eli Roth sembrerebbe al lavoro su un possibile sequel programmato per l'anno venturo, ma ancora non ufficialmente confermato.
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