Regia di Eli Roth vedi scheda film
Il meccanismo è semplice: prendete un gruppo di giovani attivisti e rendetelo banalmente inviso allo spettatore, fatelo precipitare nella giungla amazzonica, datelo in pasto ai cannibali. Punto. Condite il tutto con sciatteria intellettuale, una buona dose di splatter, aggiungete un pizzico di grottesco e servite a tavola (mi si passi l'accostamento, vista la materia del film...). Indigesto. Eli Roth è un regista grossolano, anni luce dall'avere la mano del blasonato amico e mentore Tarantino. È legato al genere, ma resta imbrigliato ai fasti di quell'Hostel, probabilmente sopravvalutato, di cui tanto si è detto. La scrittura è fiacca, i personaggi sono caratteri solo abbozzati, qua è là le trovate risultano davvero imbarazzanti e inopportune (l'erba nel cadavere, la masturbazione in gabbia e il finale buonista sono idee inutili, gratuite e per nulla divertenti: roba da adolescenti e pop corn). La tribù primitiva è un'orda di zombie senza mordente. Il capo dei selvaggi è uscito dai Pirati Dei Caraibi e francamente ridicolo. Il boia non spaventa. Una mascherata di carnevale. Si arriva alla fine con grande fatica. Riesumati i nostrani BMovie dei '70 / '80? Ai posteri l'ardua sentenza. Come al solito seminati qua e là temi importanti (l'infibulazione, lo sfruttamento delle materie prime, l'ambiente) in modo del tutto casuale e pretestuoso. I sottotesti e l'allegoria horror abitano decisamente da altre parti. Non ci siamo proprio.
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