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Stray Dogs

Regia di Tsai Ming-liang vedi scheda film

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La recensione su Stray Dogs

di steno79
9 stelle

Sono arrivato alla visione di “Stray dogs” con aspettative molto alte, perché, in particolare qui su Film tv, il film di Tsai Ming-liang ha ricevuto recensioni elogiative che gridano al capolavoro assoluto (anche se su altre fonti, come IMDB, ve ne sono molte altre meno entusiaste e alcune decisamente negative). E’ un’opera singolare, all’insegna di una radicalità estrema i cui referenti più immediati sono certi film di Bela Tarr come “Il cavallo di Torino”, a cui lo accomuna anche la dichiarazione di entrambi i registi che questo sarà il loro ultimo film (ma, se per Tarr credo che lo sia davvero, per Tsai secondo me è molto probabile che il regista ci ripensi). Opera estrema sia per i contenuti all’insegna di un pessimismo davvero apocalittico, sia per lo stile composto quasi esclusivamente di piani fissi interminabili in tempo reale, con alcuni long takes che arrivano a superare i dieci minuti, fra cui quello ormai celebre verso la fine dove il protagonista e la donna che forse è la sua compagna e madre dei suoi figli fissano un misterioso dipinto murale e la donna piange, anche se poi si allontana quando l’uomo tenta un gesto di riconciliazione. Cinema estremo, cinema antinarrativo e sperimentale che non può non ricordarsi anche della rivoluzione di “Jeanne Dielman” della Akerman, cinema riassuntivo di un’intera carriera del regista taiwanese, di cui tornano inquadrature come quella di Lee Kang-sheng nudo nella vasca, che proviene dritta dritta dal suo primo successo internazionale “Vive l’amour”. Molte sequenze fanno male per la carica di dolore che vi è compressa (soprattutto quella in cui l’uomo fa a pezzi un cavolo che simboleggia la sua disperata solitudine), per le rughe che solcano impietose il volto del suo attore feticcio, ma sono anche testimonianza di una maestria nel comporre l’immagine in profondità di campo, nell’utilizzare il sonoro con una ricchezza che pochi altri suoi colleghi al giorno d’oggi possono permettersi, dunque pur nella loro desolazione e tristezza, sono portatrici di alti valori estetici. La visione di questi esseri umani allo sbando, accompagnati da cani randagi che potrebbero essere gli stessi che apparivano nell’ultima inquadratura della “Grande abbuffata” di Ferreri, sicuramente farà scappare molti spettatori, come sembra che sia realmente successo alla proiezione alla mostra di Venezia nel 2013. Qui Tsai non vuole essere accomodante con nessuno ma dà fondo alle sue angosce personali, alla sua percezione di una fine imminente, con una dilatazione unica delle possibilità del linguaggio cinematografico e una visionarietà che si spinge ugualmente al limite, ma regalando immagini comunque memorabili, giganteschi quadri immobili e curatissimi in ogni dettaglio. Non è facile dare una valutazione, non è certo un film perfetto né sicuramente aspira ad esserlo, eppure è difficile ritrovare altri film di questi anni che riescano a proporre una visione così potente.

Voto 9/10  

Lee Yi-Chieh, Lee Kang-sheng, Lee Yi-Cheng

Stray Dogs (2013): Lee Yi-Chieh, Lee Kang-sheng, Lee Yi-Cheng

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