Regia di Carlo Verdone, Luca Verdone vedi scheda film
Da sempre (auto)celebrato come il prosecutore ideale dell'infinita galleria di ritratti di un italiano, Carlo Verdone, complice il fratello Luca dietro la macchina da presa, magnifica il mito del suo mentore ideale Alberto Sordi con un documentario che - a un decennio della morte - ne scandaglia alla pari tanto la vita pubblica, quanto quella privata, quest'ultima tenuta gelosamente al riparo da indiscrezioni dallo stesso attore romano. Ed è proprio la vita privata, forse perché meno nota, la parte che più si ammanta di aneddoti, avvalendosi al tempo stesso del registro un po' stucchevole di Verdone, che rimanda a toni marcatamente agiografici. Ecco allora scorrere in carrellata - tra le sale di una villa faraonica sita in uno dei punti più magici di Roma, all'imbocco dell'Appia antica - l'infanzia a Trastevere, il tic della diffidenza, la gigioneria, l'avversione al matrimonio, la coabitazione con le due sorelle (soltanto Aurelia gli resterà superstite), l'amore per Andreina Pagnani, le idiosincrasie alimentari, la religiosità, la passione per la Roma, le cene con i personaggi dello spettacolo e i cardinali, il lascito a una fondazione per anziani. Le parti migliori rimangono comunque i tantissimi ritagli da film, cinegiornali d'epoca e materiali d'archivio che, anche grazie agli ammalianti racconti di Emy e Christian De Sica, restituiscono una buona porzione dell'arte superlativa di Alberto il grande.
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