Regia di Milos Forman vedi scheda film
Discreto affresco d'epoca dalla storia corale mancata (come giustamente sottolineato nella scheda). Se la valutazione dipendesse solo dai costumi, dalla fotografia o anche da un paio di interpreti, non gli negherei il pollice alto. Sfortunatamente il promettente inizio (brevi accenni intervallati da autentici cinegiornali d’allora cui in coda si aggiunge lo spezzone contraffatto inerente alle vicende di alcuni protagonisti) è solo una pia illusione: le molteplici storie personali si dileguano ben presto cedendo il passo ad una sola di esse, a discapito delle collaterali, svilendo l'universalità del ramificato intreccio ed impoverendo la nutrita schiera dei personaggi, in un decadimento che sfiora, nonostante il tutt’altro che aleggiante spettro della discriminazione razziale, il frivolo ed il superficiale (travisando quelli che erano gli intenti caustici di partenza). Ingiusto definirla però un’opera unicamente “cosmetica” alla luce della pur notevole e diligente ricostruzione d’epoca (alcuni dolly che si elevano sulla spiaggia o sulle strade destano emozione). Benché si sgonfi perdendo di incisività nel suo decorso, mitigata o addirittura depennata anche delle presumibili implicazioni storico-politico-sociali, rimane qualcosa di valido qua e là. Da annali la performance di Elizabeth McGovern (assolutamente brillante nella trattativa per la liquidazione divorzile, sostenuta con nonchalance in impeccabile costume adamitico). Illustrativo se non altro.
Disseppellito per l'occasione, consegna ai posteri un più che valido testamento, nonché un esemplare saggio su come si interpreta una vera carogna.
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