La ricerca dell’attrice adatta alla parte di Wanda non aveva dato i risultati sperati, cosicché ora Thomas (Mathieu Amalric), autore e regista della pièce teatrale Venere in Pelliccia, avvilito e frustrato, avrebbe voluto tornare a casa e non pensarci più, almeno per quella sera.
In verità non era lui il vero autore della storia: egli si era limitato a ridurre per il teatro il romanzo erotico dallo stesso titolo, pubblicato nel 1870 e diventato famoso poiché al nome dell’autore, Leopold von Sacher-Masoch, si era presto collegata la fenomenologia amorosa che si chiama, per l’appunto, masochismo.
Mentre, dunque, Thomas stava per lasciare il teatro era stato trattenuto all’uscita dall’improvviso irrompere di una donna (Emmanuelle Seigner) non più molto giovane, dal modo di presentarsi e dall’eloquio così provocanti e sguaiati da far invidia a una qualsiasi puttana; era, inoltre, bagnata dalla testa ai piedi dalla pioggia che le aveva disfatto la pettinatura e disciolto anche il trucco del volto, accentuandone ulteriormente la volgarità. Si chiamava proprio Vanda, ma per puro caso, naturalmente: avrebbe voluto anche lei, arrivata con molto ritardo, un’audizione per quella parte, essendo convinta di essere la più brava e anche la più adatta interprete del personaggio.
Alcune battute del copione, dette con la giusta intonazione, erano state il lasciapassare per superare l’iniziale riluttanza di Thomas, il quale, molto seccato, avrebbe preferito non darle retta. Si era imposta vieppiù, invece, grazie alla eccezionale capacità di dare corpo e volto allo spirito profondo del testo. Il regista-autore, allora, non solo aveva osservato con affascinata meraviglia il trasformarsi anche fisico dell’attrice calata perfettamente nella parte, ma era stato incantato anche dalla sua competenza teatrale: solo lei aveva colto l’importanza del gioco delle luci sulla scena, solo lei era riuscita a utilizzare, con grande intelligenza, gli elementi inservibili, ancora presenti sulla scena, che erano stati lo sfondo di un precedente spettacolo con soggetto western.
Era cominciato, in tal modo, un gioco davvero strano, nel quale Thomas, che fin allora era convinto di dover guidare la recitazione, ora stava lasciandosi trascinare, sedotto dalla forza inaspettata dell’interpretazione di lei, in un ruolo diverso e subalterno: avrebbe dovuto essere il regista, ma ora diventava l’attore che lei stessa, vera padrona della scena, dirigeva.
L’oggetto della pièce, a poco a poco, stava trasformandosi in una crudele e vendicativa guerra contro il maschio eternamente assetato di potere, nella quale Vanda, la donna eternamente sottomessa, gli imponeva infine il proprio dominio.
Thomas era d’altra parte talmente affascinato da lei da diventarne schiavo, così soggiogato da accettare qualsiasi umiliazione senza reagire. I lacci, dai quali a poco a poco si era lasciato avvolgere, avrebbero trovato una ironica e beffarda rappresentazione nella scena finale, quando lei se ne sarebbe andata con nonchalance fra i tuoni e i fulmini dell’acquazzone che si stava abbattendo su Parigi, dopo averlo truccato e vestito da donna, nonché legato all’altissimo cactus, a forma di fallo, che aveva dominato la scena per tutto il tempo della recitazione.
Il finale è aperto, poiché non scioglie il nodo oscuro che aggroviglia l’intera vicenda e che attiene ai personaggi e alla loro duplicità: Thomas e Vanda sono, nella finzione teatrale e cinematografica, l’incarnazione rispettiva di Leopold von Sacher-Masoch e di Wanda. L’interrogativo che sotterraneo percorre il film è se i due incarnino davvero una perversione amorosa nella quale il maschio domina, secondo il proprio piacere la donna che ha schiavizzato, fingendo di esserne dominato, oppure se siano entrambi schiavi impotenti di impulsi profondi che non possono dominare, perché vanno al di là della loro volontà cosciente, ciò che spiegherebbe l’alternarsi continuo dei ruoli, nonché la continua dissimulazione del loro sentire
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Polanski e' un maestro questo e' ovvio,poi e' logico che alcune opere ci piacciono meno di altre,questa non so perche' dovrei rivederlo per essere piu' sicuro del giudizio, che non era positivo come il tuo e con po' di invidia l'hai fatto talmente convincente.....che devo assolutamente rivederlo....grazie
Grazie Ezio, gentile come sempre. Amo questo regista, ancora di più dopo i risultati di Venezia. Le secche parole della Seigner sono state la risposta giusta al moralismo odioso di una presidente indegna di presiedere una giuria. Perciò ho inviato questa recensione , uscita nel 2013 insieme alla mia visione di allora. L'ho rivisto , ho un po' rielaborato il mio scritto e ho voluto, anche così, esprimere tutta la mia stima per questo grande autore. Non ho finito...
So benissimo di non convincere chi è animato dai peggiori pregiudizi, pazienza!
Ezio, naturalmente non aver gradito il film è del tutto lecito, soprattutto quando lo si è visto: rientra nella nostra personale ricezione del film, che, ovviamente non sei tenuto a rivedere.
“Naturalmente non aver gradito il film è del tutto lecito, soprattutto quando lo si è visto”
Il problema con gli ultimi film di Polanski è proprio che molti decidono già di demolire i suoi film ben prima della loro uscita. Basti pensare alle campagne nate l’anno scorso per impedire l’uscita di “Quello che Non So Di Lei” nei cinema italiani o alle numerose recensioni negative di “J’Accuse” sui siti di cinema americani fatte da gente che ha scritto frasi come “non ho visto questo film però è girato da un pedofilo e quindi merita di essere distrutto”.
Cose dell’altro mondo proprio. Si continua ad accusare dello stesso crimine un uomo che è già stato assolto ormai più di 20 anni fa, mentre invece mostri come quel pazzo a Piacenza che ha ucciso una donna in seguito al suo rifiuto rischiano di cavarsela con l’infermità mentale e probabilmente saranno già fuori dopo nemmeno 3 anni di galera.
Perdonami per l’intromissione, però negli ultimi tempi si sta oltrepassando sempre di più il limite della decenza umana.
Più che d'accordo con te: il piacentino è già diventato "il gigante buono"! Non è un mostro, è un assassino! Le parole sono importanti. Grazie del passaggio. Buona notte, Leman.
https://thevision.com/attualita/elisa-pomarelli/
Poi, fa specie notare come, sulla scala emetica, ad esempio sia molto più rivoltante l'articolo di Repubblica (Valerio Varesi) che quello del Giornale (Luca Fazzo).
Un caro saluto ai simpatici vicini Rosy e Olly e all'anima del caro nonno Pacci.
L’articolo della Repubblica è orribile in quanto cerca di far sembrare l’assassino un brav’uomo che ha avuto un “piccolo” attacco di rabbia che è costato caro alla donna.
Però secondo me l’articolo del Giornale è peggio in quanto colpevolizza la vittima con domande come “ma se Elisa l’aveva rifiutato, come mai continuava a vedersi con lui?”.
Per non parlare della parte dove dicono che è ingiusto definire una persona di 28 Anni “lesbica” perché sarebbe come “catalogarla”.
A proposito di giornali, Libero ha già fatto uscire un articolo in merito?
Mi immagino già il titolo:
“Il PD sale al governo e una donna viene ammazzata, è una coincidenza?”
@ matteo e @ Leman.
grazie delle segnalazioni: il problema dello smaltimento rifiuti, a quanto pare, non è ancora risolto in questo paese!
Un saluto
@leman. Il punto è un altro. Dal Giornale la merda la pretendo, da Repubblica no. È questo continuo, costante alzarsi di livello della scemenza media a "sorprendere".
In particolare mi riferivo al passaggio che contiene la frase maggiormente incriminata perché da essa è stato tratto il titolo (cui il 99% delle persone si ferma): "Due facce: una pubblica, una privata. In pubblico, a Carpaneto e nei paesi vicini, Massimo Sebastiani lo consideravano - fino a due settimane fa - forse un po' tocco ma non pericoloso, una sorta di gigante buono sempre pronto a dare una mano."
Si parla del carnefice, non della vittima (al massimo è questo il rilievo che gli si può muovere).
Poi, l'articolo del Giornale parla chiaro e tondo di premeditazione: "in queste ore prende sostanza una ipotesi che già da giorni i carabinieri formulavano: che non sia stato un delitto di impeto, ma un piano criminale mediato e organizzato con calma, nel tempo. E alla fine messo in pratica."
E ancora, i _virgolettati_ che citi in quell'articolo non sono presenti. Ma nemmeno lavorando di fantasia.
@leman. Hai __confuso__ i due articoli.
Da quello di Repubblica: " probabilmente è stato quell’amore primitivo e morboso a far perdere la testa all’uomo incapace di assorbire l’ennesimo rifiuto."
Spero sia chiaro.
Ripeto, ribadisco: in questo caso Repubblica fa più schifo del Giornale.
Forse stiamo parlando di articoli diversi.
Comunque non ha senso dire quale giornale è peggio, finché portano le notizie in questa maniera è difficile trovarne di attendibili.
Io sto parlando degli articoli citati nel pezzo di the Vision che ho linkato. Citami da dove hai tratto i tuoi virgolettati.
"Non ha senso dire quale è peggio. / È difficile trovarne di attendibili."
Ah, signora mia! (Per rimanere in tema.)
Uno dei pochi film a cui io personalmente abbia assegnato 5 stelle. E di cui conservo il dvd: lo chiesi in regalo ad una persona :-) Più guardo Polanski e più mi stupisco della sua capacità di comprendere l'universo femminile (che i registi maschi, sforzandosi, capiscano quello maschile è meno stupefacente): forse, per l'umanità, questo vale di più di passato errori, o presunti tali, comunque, in un modo o nell'altro, pagati. Un saluto :-)
Grazie, Paola. Concordo pienamente: credo che la sua grande capacità di comprendere l'universo femminile lo renda molto amato dalle donne, a parte le talebane del me too. Un saluto anche a te.
sono molto arrabbiata con me stessa,perchè non sono riuscita ad entrare nelloo spirito del film e l'ho visto due vole e amo molto Polanski! Mi sto rimbambendo?
Può capitare, credo a tutti, di non entrare in sintonia con un film, per quanto bello. Buona serata e grazie del passaggio, Anna Maria. :-)
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