Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Classico film che manda in visibilio la critica. A ragione, dai, è un buon film. Con la regia di Polanski, abbiamo un piccolo teatro, vuoto, dove l’autore, uno straordinario Mathieu Amalric è da solo, ha finito le audizioni per la protagonista di una piece (quella del titolo) che riprende a sua volta un romanzo omonimo che non ho letto ma che da quanto è spiegato, è una specie di capostipite ufficiale del sado – masochismo (scritto per l’appunto da Masoch). Il romanzo era un misto tra autobiografia e invenzione dell’autore; pure il film mescola quanto Amalric vuole fare vedere e quanto prova lui di persona (nel film) verso il masochismo. E poi, Amalric, non è altro che lo stesso Polanski (a cui anche assomiglia, in certi momenti)? Boh, lo scambio di ruoli – parti – sadismo e masochismo è continuo, fino al sorprendente finale. Ma prima, abbiamo dunque il nostro, pronto a chiudere la baracca, schifato dalle prove fatte, quando ti arriva questa mezza disperata (Emmanuelle Seigner, che nella realtà è anche moglie di Polanski) che però, appena inizia la sua audizione, la vedi che recita da dio. Ma non solo, la sua figura si rivela sempre più complessa, man mano che si dipana la trama. Altro, non c’è. Due attori (molto bravi), un teatro. Cerebrale e molto adulto, se vogliamo, anche se poi è la storia della seduzione, vecchia come il mondo, ma forse anche no, è anche altro. Un film particolare, che incolla fino alla fine (non è neanche lungo, peraltro); sicuramente un film di nicchia, anche per incassi e spese, che ha partecipato a Cannes senza vincere (giusto) ma a cui darò un bel 7.
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