Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Uomo e donna allo scoperto,nel gioco relazionale che è ossessione,masochismo e sottomissione."Venere in pelliccia" è lo specchio di cio', d'un parallelismo umano contenente mille sfaccettature.
Roman Polanski ritorna negli amati teatri di posa alla "Cul de sac",nella sferzante piecès teatrale firmata David Ives.
La sua "Venere in pelliccia" è frutto di una relazione "energica" tra gli attori, messa al servizio di un "fresco" ottantenne che dirige come un ragazzino.
Ne vien fuori una storia viva,graffiante,consolidata dalla creativita' d'un regista sempre controcorrente,istrionico nel formulare mille "strati" tra il rapporto piu' antico di sempre.
Uomo e donna per l'appunto,in tal caso regista teatrale e attrice in cerca d'una parte nella piecès "Venere in pelliccia".Quella parte che gia' gli appartiene forse per una dote innata di sano "sadismo",contrapposta alla mitezza dell'intellettuale regista.
Thomas e Wanda,interpretati splendidamente da Amalric e la Seigner sono gli "alter ego" maschile e femminile dello stesso regista.
Non è un caso se Polanski scelga la consorte per interpretare la sciroccata ma sensualissima Wanda e Amalric che nelle fattezze fisiche gli è straordinariamente somigliante.
Tutto è parte d'un meccanismo umano (p)ossessivo e nel capovolgimento relazionale,ovvero il "non plus ultra" di questo magnifico film.
Una dimostrazione di come pochi mezzi possano bastare per costruire un film elegante nella struttura e nell'ingegno,ma sopratutto nella scenografia che seppur "scarna",è assolutamente efficace.
Un teatro fatiscente e logoro,nella quale si respira l'umidita' della pioggia esterna riesce ad accogliere un esplosione di impulsi e sentimenti sessuali.
Grande merito di Polanski che coinvolge gli attori,plasmandoli in sinergia con l'argomento ad alto tasso erotico,pur non cadendo nel torbido e nella volgarita'.
Tutto rimane in "superficie",la tensione sessuale tra Thomas e Wanda c'è ma non si vede.
E' lo stesso Thomas a rimarcare il concetto dei dialoghi del 1800 tra uomo e donna,dove l'introversione rendeva un discorso eccitante.
Polanski sembra aderire a questa regola "ottocentesca",pur mostrando e "non",donandoci una splendida Seigner,donna sensuale e maliarda che s'impadronisce del povero Amalric.
Il simbolo del "cactus fallico" che troneggia nella sala è segno d'un attrativa pulsante, pero' "bloccata" da ruoli e definizioni.
Wanda è una donna libera,lo dimostra nell'atteggiamento aggressivo e risolutorio,intraprendente nelle iniziative,al contrario Almaric pur provando una forte attrazione è condizionato dagli obblighi piccolo-borghesi.
L'uomo e la donna si catturano,torturandosi e scambiandosi "le parti",sono due meta' del cielo indispensabili eppur agli antipodi.La regia è magnetica in questo senso,regala pulsione erotica sottintesa,condita da linguaggio aulico spezzato dalla condizione grottesca dei personaggi.
Due personaggi che centrano il cuore vitale dei temi registici di Polanski,ossessioni relazionali,possesso e sottomissione.Argomenti forti che nelle mani del "giovane vecchio" Roman sono materiale estetico,d'un eleganza fuorviante ed incisiva, servendosi inoltre della magnifica oratoria dei due attori.
"Venere in pelliccia" è un magnifico scambio d'idee ed emozioni tra "maschio e femmina",una sorta di recita psicoanalitica che ci libera dalle gabbie convenzionali,riportandoci agl'impulsi piu' primordiali.......
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