Regia di David Michôd vedi scheda film
L’opera seconda di chi ha azzeccato la prima è sempre a rischio, perché alta è l’aspettativa. Animal Kingdom (2009) è un ottimo noir, l’idea quindi che il regista e sceneggiatore australiano David Michôd si cimentasse con un fanta-western distopico faceva venire l’acquolina in bocca. Purtroppo il piatto è scotto, nonostante qualche sapore intrigante. Dieci anni dopo il Collasso (sic), tre tizi rubano l’auto di Guy Pearce a una stazione di posta in pieno Outback. Lui si arma e li insegue, ma sulla strada incontra il fratello ferito di uno dei tre, Robert Pattinson. On the road again. Michôd sostiene di non avere tanto pensato alla fantascienza aussie quanto a un apologo morale contemporaneo, una situazione di selvaggia dissoluzione umana già in atto in alcune zone del pianeta fuori controllo («Sierra Leone o Nigeria», dice lui). Va bene, ma le armi a canne mozze, gli inseguimenti polverosi in mezzo al nulla, la ricerca di proiettili e benzina fanno pensare a riferimenti cinematografici ben precisi (da Interceptor/Mad Max a The Road di John Hillcoat). Vero è che in The Rover (“il vagabondo”) nessuno sente il bisogno di un (altro) eroe, ma è forse l’unica impronta originale di un film che procede un po’ scontato fino all’epilogo. Pearce e Pattinson ce la mettono tutta per dare spessore a due personaggi agli antipodi, ed è colpa di una sceneggiatura scarnificata, non loro, se latita qualunque empatia.
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