Regia di François Truffaut vedi scheda film
CONTIENE ANTICIPAZIONI - Bellissimo film, rarefatto, essenziale, sobrio, poetico, profondo. E non è mai patetico o sdolcinato. Truffaut parla di nuovo di uno dei suoi argomenti preferiti, cioè quello dell'infanzia, e sembra riflettere sul mito del "buon selvaggio" di Rousseau. La teoria del filosofo francese, secondo la quale sarebbe la civiltà che incattivisce l'uomo naturalmente buono, è tuttavia solo un punto di partenza, al massimo di confronto, per poi spaziare sui vasti terreni dell'educazione e della crescita, come pure del rapporto educato-educando. Forse la teoria di Roussou viene addirittura contestata, poiché il ragazzino, anziché incattivirsi, acquisisce via via sensibilità e rispetto per gli altri, poiché - certo - il bravo dottore glieli insegna. La vena di ribellione e di egoismo insita nella natura umana rimane, ma questo è un altro paio di maniche, ed è un problema che abbiamo tutti. Il regista si sofferma anche sul fatto di come il senso di giustizia e di ingiustizia sia presente anche nel ragazzino selvaggio, a prova che certi sentimenti e certi concetti sono semplicemente innati in noi. Altro punto che non collima col mito del "buon selvaggio" è il fatto che Victor si affeziona a coloro che lo hanno praticamente adottato e, anche dopo aver seguito per un attimo l'anarchico impulso alla libertà senza vincoli, ritorna a quella che era diventata casa sua. Questo è il segno che il bisogno di un luogo che possa chiamarsi casa e di affetti stabili, e in generale della compagnia di altri uomini, è altrettanto innato in noi.
Truffaut porta avanti il film con grande sensibilità e con precisione, fondendo perfettamente il vero diario del dottore protagonista con il racconto cinematografico. Il film offre secondo me anche spunti per molte riflessioni sul tema dell'educazione, e sulla fermezza costanza dell'educatore, che non deve farsi smuovere dai capricci o dalla resistenza di chi educa. I frutti a volte non si vedono subito, ma è solo questione di avere pazienza.
Segnalerei un altro merito di Truffaut. Ha girato un film come questo, riflessivo, introspettivo, pulito, in bianco e nero, in anni in cui molti facevano a gara a essere trasgressivi e volgari, anche servendosi di sesso e violenza.
Bellissima. Aggiunge poesia alle immagini e fa assumere al film un atmosfera rarefatta e fuori dal tempo. Direi che essa è parte essenziale del film.
Non condivido l'idea di far muovere il ragazzino ancora nei boschi tutto ricurvo e quasi a carponi. Quella è oggettivamente una posizione molto scomoda anche per un selvaggio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta