Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Milano da vomitare, parafrasando la celebre pubblicità dell'amaro Ramazzotti. A voler essere pignoli, non è Milano, è la Brianza, che però è una dépendance della capitale lombarda, quindi si può assimilare. La palma del più spregevole se la contendono i due capifamiglia, interpretati da Fabrizio Bentivoglio (geniali baffi e soul patch, gli conferiscono un viscidume e una faccia da culo senza pari) e Fabrizio Gifuni (paradigma del milanese d'assalto tutto tenuta e Borsa). Sta di fatto che i brianzoli si sono inalberati, ed hanno criticato l'immagine che il regista ha dato della landa. Il meglio del film sta nel romanzo da cui è tratto, di Stephen Amidon, il soggetto è interessante così come il dipanarsi della vicenda, Virzì adotta scelte sostanzialmente oculate, le prove degli attori sono accettabili, in particolare quella della cognata di Sarkozy, fragile creatura in bilico tra il bene e il male, premiata al Tribeca Film Festival. Altra nota positiva: per la prima volta Valeria Golino non è irritante. C'è poco da ridere: la triste filosofia che anima i personaggi qui messi alla berlina è la stessa che si ritrova nei loschi figuri che quotidianamente danno lezioni di vita ai polli di allevamento nei programmi delle televisioni generaliste. Per finire, vi svelo chi è l'assassino: il denaro.
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