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Il capitale umano

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il capitale umano

di axe
8 stelle

Durante una fredda notte di dicembre, in un lembo di Lombardia prossima al confine con la Svizzera, un uomo, di ritorno da lavoro in bicicletta, viene urtato da un veicolo, che non arresta la marcia. Successivamente, il ferito è soccorso e ricoverato, ma ciò non gli salva la vita. L'indagine volta al rintraccio del colpevole s'intreccia con le vicissitudini di due famiglie, I Bernaschi e gli Ossola. Mentre i Bernaschi, grazie all'opera del capofamiglia Giovanni, speculatore senza scrupoli, conoscono un'opulenza sfrenata, gli Ossola sono dei medio-borghesi; tuttavia, il capofamiglia Dino, vorrebbe salire sul "carro dei vincitori". Ciò lo porta verso la rovina. Attraverso quattro episodi, il regista Virzì racconta le loro storie, evidenziando le caratteristiche negative dei personaggi; una sorta di lieto fine posticcio incrementa la sensazione di desolazione morale. Ben pochi si salvano. La famiglia dei Bernaschi è composta da Giovanni, affarista interessato per prima cosa al profitto e per seconda al salvataggio delle apparenze; Carla, sottostimata dal marito, il quale l'ha resa ricca ma infelice ed insicura, relegata alla cura della casa, costretta per noia ad occuparsi di frivolezze ed impegnarsi in inutili e costosi passatempi, nonostante una buona volontà nella cura degli affetti familiari; Massimiliano, il figlio, un giovanotto interessato più ai divertimenti che a seguire le orme del padre, il quale lo disapprova. La famiglia degli Ossola è composta da persone più "terra-terra", benestanti ma non ricche. Mentre la coniuge di seconde nozze è incinta di due gemelli, Dino, agente immobiliare animato da desiderio di scalata sociale, riesce ad "intrufolarsi", grazie ad un legame tra Massimiliano e la figlia Serena, nell'ambiente dei veri ricchi, per partecipare ad un investimento che per lui, il quale non può contare su molte risorse, è rischiosissimo. Nulla, però, è come sembra. Paolo Virzì raccontando i medesimi momenti vissuti da persone diverse, le quali hanno ognuna una sua percezione degli stessi fatti, dimostra che molto è apparenza, poco è realtà. E la realtà può essere estremamente complessa. C'è di vero, il sentimento di Serena per un ragazzo malvisto dalla comunità a causa di un'adolescenza difficile e cattive compagnie; c'è di vero, la morte di una persona, un umile lavoratore, la cui scomparsa non intacca minimamente i sentimenti dei personaggi del film, forse perchè ormai incapaci di provarli. C'è di vero, quanto fatto affermare al regista da Carla; che, con la crisi economica dell'ultimo decennio, la "forbice" della ricchezza s'è aperta ancora di più. Notevoli le interpretazioni; bravissimi Fabrizio Bentivoglio, nei panni di Dino, uomo incapace di godere di quanto la vita gli ha dato, una discreta posizione, una donna che gli vuole bene, una figlia bella ed intelligente, perchè attratto da un mondo al quale non potrà comunque mai appartenere; Valeria Bruni Tedeschi, la quale interpreta Carla, personaggio patetico, incapace di rassegnarsi al ruolo di donna-immagine che il marito le ha assegnato, ma altrettanto incapace di riprendere in mano la propria vita, dedita ad interessi di altro genere; bravi anche Matilde Gioli, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino. Un ricco territorio del Nord-Italia, nelle intenzioni del regista, è il luogo ideale dove ambientare questo dramma, che racconta la deriva morale di classi borghesi solo marginalmente toccate dalle conseguenze della crisi economica; dai tanti drammi di persone e famiglie che hanno perso lavoro, risparmi, sicurezze, in favore della finanza internazione e per conseguenza di dinamiche legate alla stessa; quelle stesse oscure dinamiche che consentono di valutare la vita di un essere umano con una precisione al centesimo di euro. Un film angosciante - tanto da far esclamare alla persona che l'ha visto insieme a me, di essere felice per non aver nulla in comune con alcuni protagonisti del racconto - che descrive con impietosa nitidezza ipocrisie e vuoto di valori di uno spicchio di società italiana in un periodo critico per le sorti della nazione.

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