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Il capitale umano

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il capitale umano

di amandagriss
8 stelle

Ancora una volta Paolo Virzì si cala nelle vesti (che gli stanno a pennello) del grillo parlante; ancora una volta si riserva lo scomodo ruolo della coscienza che rimorde e non tace. Questo suo ultimo lavoro è una limpida implacabile istantanea del nostro tempo (non solo in Italia, non solo in Brianza), che oltre a scandagliare apertamente, come oramai di consuetudine, la nostra misera miserrima umanità e il suo senso etico in via d'estinzione, si concentra sul peso delle responsabilità individuali. Il mondo si divide in due categorie, chi queste responsabilità se le prende, nel bene e nel male, e spesso oltre alle proprie si fa carico anche di quelle degli altri. E chi, questi altri appunto -i parassiti, gli incoscienti, i buffoni, gli ipocriti, i vigliacchi- alle responsabilità sembrano essere, invece, irrimediabilmente allergici. Difatti, sono soliti rifuggirle come si rifugge un’epidemia di peste, preferendo la facile (e assai quotata) via dello scaricabarile celata dietro fragilissimi alibi [i cari amici di famiglia sentono l'urgenza impellente di liberarsi del giovine rampollo che gli ha appena vomitato sul tappeto persiano: 1) avrebbero potuto farlo accomodare in una delle tante stanze del palazzo a smaltire la sbronza, anche un ripostiglio o una stalla sarebbero andati bene; 2) avrebbero potuto chiamare un taxi, i soldi non sono certo un problema; 3) -cosa saggia- accompagnarlo di persona nella sua dimora altrettanto da sogno]. Oppure scegliendo la corsa a nascondersi e trovar riparo sotto l'ala del più forte, del vincente sempre e comunque. E poco importa se costui è sprovvisto di un cuore, di un'anima in cui specchiarsi e trovare intimo conforto. E ancor meno importa se nel perpetuo reiterato calpestare se stessi, rinnegando quello che una volta era e che adesso non è più, si avverte una fitta lancinante all'altezza del petto e si piange fino a stordirsi per arrivare, un momento dopo, a ricomporsi e fingere che nulla sia accaduto. Non tralasciando inoltre l’ultima, fondamentale, opzione: l'assalto ferino del valore (spirituale e materiale) del prossimo. Sfruttato, sperperato, prosciugato, ridotto all'osso. Che in cambio, naturalmente, non intende offrire niente o magari sì, la parvenza di qualcosa, che è pure peggio. 
Questo 'fuggi fuggi' generale non può che innescare una tragica concatenazione di eventi devastanti, ripercuotendosi sugli interessati con esiti, tuttavia, assai differenti, parecchio sbilanciati: il più forte -il vincente- dopo un momento di sbandamento, ove pareva vacillare pericolosamente, cadrà ancora una volta in piedi, rinvigorito e più tenace di prima. Il più debole, l'indifeso -lo sfigato- è colui che avrà la peggio, che porterà sulla propria pelle, finché campa, i segni delle manchevolezze altrui, vuoti grossi quanto voragini, trappole mortali in cui una volta sprofondati è impossibile venirne fuori.
O quasi.....
Il Capitale Umano di Virzì? È come vanno le cose, come sono sempre andate, come andranno sempre.
Cosa resta a noi che non 'valiamo' nulla? Uno zero bello tondo su un assegno intestato al portatore.
Però ci piace pensare che agli scellerati bastardi che sputano sulle vite degli altri, la gloria dei cieli, almeno quella, sarà loro negata.

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