Regia di Jalil Lespert vedi scheda film
L'attore giovane, e noto pure un po' in Italia Jalil Lespert (conosciuto da noi soprattutto per il film d'esordio con Laurent Cantet "Risorse umane" e per l'apprezzato "Pa-ra-da di Marco Pontecorvo), dedica la sua seconda regia cinematografica ad un biopic (il primo sul soggetto, dato che pare ne seguirà a breve un secondo a cura di Bernard Bonello) sul grande stilista francese, scomparso non molti anni orsono. Una cinebiografia corretta, minuziosa, calligrafica quanto basta per restituire quella formalità visiva e di maniera che peraltro ben si addicono ad un settore magari evanescente, per molti versi superfluo, ma a conti fatti di primaria importanza per l'economia e l'influenza stilistica e di tendenza in grado di esercitare su scala nazionale e ben oltre il proprio paese d'origine.
Seguiamo dunque, a tratti pur con un certo interesse, la irresistibile ma dignitosa e sempre contenuta ascesa del timido, impacciato, affusolato ed affascinante diciannovenne Yves, che dalla casa paterna algerina benestante, si trasferisce a Parigi, con la piu' orgogliosa e compiaciuta benedizione materna, per applicare il suo già indiscutibile talento visivo e creativo presso la celebre Maison Dior; divenendo presto e con estrema disinvoltura il pupillo del celebre stilista. Poco tempo dopo, alla morte di quest'ultimo, l'efebico Yves viene nominato a dirigere la struttura creativa dell'impero, continuando ad assicurarne il successo, almeno fino a quando, poco dopo, e solo dopo aver incontrato l'abile uomo d'affari Paul Berge' ed essersene innamorato, lo stilista trovera' il coraggio e la carica appropriate per fondare, ancora giovanissimo e grazie ai consigli del suo nuovo colaboratore strategico, la maison che porterà il suo nome e non cesserà nemmeno dopo la sua morte di rimanere il baluardo ed in sinonimo del lusso e della esclusività.
8
La scalata al successo del suo protagonist non impedisce al regista Lespert di rinunciare a tratteggiare peculiarità intime e caratteriali molto introspettive del Saint Laurent uomo e ragazzo, inesperto alla vita, ma vivo e vitale, aperto alle avventure con la sete di scoperta che anima l'intelligenza dei curiosi, ed imbevuto di voglia di imparate cio' che il mondo circostante gli pone come affronto o traguardo, con la natura come fonte di ispirazione, i suoi colori, le sue bellezze tra tradurre e rappresentare ra le pieghe e nelle curve delle sue stoffe abilmente intagliate. Pierre Niney e Guillaume Gallienne, entrambi provenienti dalla celeberrima "Comedie francaise" e visti di recente il primo con la commedia carina "20 anni di meno" e il secondo proprio in questi giorni sugli schermi italiani nell'esilarante "Tutto sua madre" (di cui e' regista e doppio interprete), sono due interpreti efficaci che riescono a far dimenticare, almeno a sprazzi, un certo didascalismo da cine-biografia di maniera che latita qua e la' in una storia anche un po' eccessivamente laccata e studiata a tavolino con certosino, ma anche spesso statico, perfezionismo.
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