Regia di Woody Allen vedi scheda film
Blanche (& Stanley & Stella) Jasmine, Wonder Maelström.
«Blue Jasmine», incastonato fra due piccole divertenti gemme scherzosamente serieggianti quali «To Rome with Love» e «Magic in the MoonLight», è un crescendo: inizia, ed è empaticamente repellente -[il personaggio interpretato magnificamente da Cate Blanchett («Eyes Wide Shut», «Coffee and Cigarettes», «the Aviator», «Babel», «the Good German», «I’m Not There», «Knight of Cups», «Carol», «Song to Song») – che, e mi si perdonerà l’inciso partito per la tangente, sta a Monica Vitti come Tilda Swinton a Mariangela Melato – è molto difficile da mettere in scena rispettando una caratterizzazione in fase di sceneggiatura così inesorabilmente crudele, e raggiunge il proprio climax, ben prima della fine, nella scena alla tavola calda coi nipotini: un pezzo d’ipnotica bravura da orgasmo]-, per poi proseguire inserendo e consolidando personaggi finemente cesellati con sole tre o quattro pennellate mess'in scena da uno stuolo di ottimi ed eccellenti attori -[Sally Hawkins («All or Nothing», «Cassandra’s Dream», «Happy Go Lucky», «the Shape of Water»), Alec Baldwin («30 Rock», «tRwL»), Bobby Cannavale («BoardWalk Empire», «Vinyl»), Louis C.K. («Horace and Pete», «I Love You, Daddy»), Peter Sarsgaard («In the Electric Mist», «Night Moves», «the Looming Tower»), Michael Stuhlbarg («A Serious Man», «BwE», «Arrival», «Fargo - 3», «Shirley»), Max Casella («the Sopranos», «Vinyl») e, ultimo non ultimo, Andrew Dice Clay]- in stato di grazia (dato da quella tipologia di prestazione che può scaturire dal metodo di lavoro allen(eastwood)iano: poche prove, riprese leggere e buona la prima.
Se il montaggio, secco, fermo e deciso, m'al contempo parimenti gentile, leggero e fluido, come al solito è a cura di Alisa Lepselter [per un film che raccoglie dal meglio attoriale dei co-protagonisti e dei caratteristi delle co-produzioni scorsesiane (BwE e Vinyl) e dintorni (the Sopranos) è lecito scomodare un altro sodalizio «eterno»: quello del regista di «Raging Bull» con Thelma Schoonmaker], la fotografia, naturalistica coast-to-coast(-to-coast: Spagna, New York, San Francisco) è di Javier Aguirresarobe («el Sol del Membrillo», «the Others», «Hable con Ella», «Mar Adentro», «Goya’s Ghosts», «the Road»), che torna a lavorare con Allen dopo «Vicky Cristina Barcelona», e il repertorio musicale spazia dai grandi del jazz delle origini quali Louis Armstrong (1901-1971) e King Oliver (1885-1938, mentore di Satchmo), passando per i contemporanei Julius Block e, in una versione di «Blue Moon», Conal Fowkes, per finire con l’afro-creola Lizzie Milies (1895-1963) e il suo esplicito contrappunto a chiusura morale in salsa dixie-blues di «A Good Man Is Hard To Find», il classico standard di Eddie Green.
Blanche (& Stanley & Stella) Jasmine, Wonder Maelström.
* * * * ¼ (½)
---------------------------------------------------------------------------
Postillona/Suppostona.
«Curiosità» (deprimenti & imbarazzanti).
La pagina wiki italiana del film riporta come autore delle musiche Christopher Lennertz.
Boh. Mah.
Né quella inglese né la scheda di IMDb (che della colonna sonora proprio non trattano del tutto) lo citano.
Quando e dove è nata questa feic nius?
Googlando (molto velocemente e superficialmente) con parole chiave e un intervallo di date in un paio di minuti si può estrapolare un tentativo di ricostruzione spannometricamente alla buona:
- il 13/09/’13 tal Simon Miraudo, di/su/per QuickFlix, scrive: «Christopher Lennertz’s discordant jazz score soundtracks her mad descent...»
- il 30/09/’13, tal Ian Radford di/su/per Den of Geek, scrive, palesemente copiando: «Christopher Lennertz’s original music fills in the discordant beats between songs, but the mood is built around Rodgers and Hart’s Blue Moon – you know the song Blue Moon»: non solo non ci sono «musiche di raccordo», ma poi fa pure lo splendido: «you know»...
- il 20/07/’13, e veniamo così alle pagine in italiano, la Redazione di Indie Eye scrive: «Accompagnato da una colonna sonora Jazzy scritta da Christopher Lennertz...»
- il 24/12/’13, tal Tosi Siragusa di/per/su Tempo Stretto, scrive delle «malinconiche note jazz di Christopher Lennertz, come sempre valide»: cioè: «come sempre valide».
E già qui si spiegherebbe l’errore di wiki.it, ma, proseguendo con la carrellata e giungendo sino all’oggi:
- il 19/05/’21, tal Gordiano Lupi di/su/per Futuro Europa, vuole superare i suoi illustri predecessori e sbraca: «Colonna sonora straordinaria di Christopher Lennertz - come sempre molto curata nei film di Woody Allen - dai ritmi jazz e le suadenti sonorità al piano.»
Però il meglio sta nel mezzo:
- il 28/11/’17, tal Cinzia Costa di/su/per il Sussidiario (il «Quotidiano Approfondito», cit., sic!), ci mette del suo raggiungendo vette ineguagliate: «Alle musiche, la produzione diretta dalla Warner Bros, ha voluto il musicista Christopher Lennertz, compositore di musiche per blockbuster senza troppe pretese ma, si sa, nel cinema di Allen la musica è a volte marginale privilegiando i dialoghi e i silenzi.»
Biiis!
Vi prego, ditemi che in realtà Christopher Lennertz è, anche solo marginalmente, collegato in qualche modo a «Blue Jasmine»: pure se a mio discapito, sarebbe un mondo migliore…
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta