Regia di Woody Allen vedi scheda film
L'innegabile talento di Allen ci conduce da anni in giro per il mondo, raccontandoci storie e personaggi con l'abilità di chi sa scandagliare a fondo l'animo umano. Con grande ironia e acume, sempre a metà strada tra il riso e lo sconforto, il regista newyorkese è un narratore di razza: una conferma. Qui siamo a S.Francisco, con una girandola di presente e passato in cui la Jasmine del titolo, donna altoborghese letteralmente a pezzi, irrompe nella vita della sorellastra, dopo aver visto colare a picco il proprio matrimonio e la propria condizione di privilegiata. Antidepressivi, vodka e bugie non la salveranno dal baratro della follia. Cate Blanchett va a nozze col personaggio, sottolineandone tic, ansie, nevrosi, panico, tormento interiore, con un volto segnato dall'esaurimento nervoso (e dal chirurgo plastico, ahimè), con una parlata veloce spezzettata e incontrollabile, con i gesti di chi ha l'equilibrio appeso ad un filo ed un ultimo fioco barlume di contatto con la realtà. Solito intreccio di cuore ruoli e classi per Allen, che riesce ad appassionare con una manciata di elementi, con una scrittura che da decenni padroneggia il mezzo cinematografico come pochi. Gioca con i caratteri, sfiora gli stereotipi e prende il pubblico compiacente per mano. Si capisce perché è tanto amato: perché è intelligente e furbo, ma mai in modo sfacciato. E intanto gira il mondo mandandoci cartoline dai posti più affascinanti, dirigendo magistralmente le attrici e gli attori migliori. Un altro bel capitolo della sua straordinaria carriera che spiega noi e il nostro tempo.
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