Regia di Woody Allen vedi scheda film
E' noto che Woody Allen lavori a budget ridotti (quantomeno per il modello hollywoodiano) e che quindi i suoi interpreti più celebri si ritrovino ad accettare compensi esigui rispetto alle loro abitudini; Blue Jasmine è stato in ogni caso il miglior investimento possibile per Cate Blanchett: è un lungo spot alla bravura dell'attrice australiana, una delle prove che maggiormente le hanno permesso, nella sua ventennale carriera, di esprimere il suo talento attoriale in ogni sfaccettatura possibile, dal registro drammatico a quello comico. E per lei Woody utilizza anche un nome di due sillabe e sette lettere, cosa piuttosto inconsueta per i suoi copioni, nei quali in genere si trovano personaggi dai nomi monosillabici in virtù della possibilità di memorizzarli più facilmente. Blue Jasmine è in definitiva una riedizione originalissima degli eterni temi alleniani, dei confronti impietosi fra sogni e realtà, passato e presente, giusto e sbagliato, dramma e commedia; come Melinda (Melinda e Melinda, 2004), Jasmine è catalizzatrice di tragedie oppure di farse, a seconda del punto di vista (rispettivamente: il suo e quello della sorella Ginger, interpretata dall'ottima Sally Hawkins). Proprio in Ginger risiede il necessario contraltare che aiuta a equilibrare il punto di vista dello spettatore sulla vita e sul carattere della protagonista: solare la prima, cupa quest'ultima; positiva Ginger e negativa Jasmine; felice di poco la prima e incontentabile la seconda. Esiste una risposta definitiva alla domanda su chi, fra le due personalità, vivrà meglio? Assolutamente no: Ginger gode come può di quel che può, ma le sue aspirazioni rasentano il nulla, mentre la sorella nevrotica sembra essere l'unica a non voler comprendere che sarà proprio lei stessa a impedirsi la piena realizzazione, nella sua strenua volontà di spostare i propri obiettivi sempre un passo più avanti. Due caratteri contrapposti per due visioni della vita altrettanto distanti, ma a tutti gli effetti non inconciliabili: in fin dei conti la morale alleniana ha da sempre preso in considerazione entrambi i punti di vista. Torna Alec Baldwin in un ruolo fin troppo serioso, dopo la svolta comica di To Rome with love; convincenti anche Bobby Cannavale e Andrew Dice Clay; il cast tecnico è bene o male il solito per il regista, molto attaccato ai suoi collaboratori, con il significativo ritorno di Javier Aguirresarobe (fotografia) a 5 anni di distanza da Vicky Cristina Barcelona. Curiosità: un uomo d'affari spietato tradisce ripetutamente la moglie; quando la donna viene a saperlo, conscia dei suoi maneggi illegali, per ripicca lo denuncia e lo manda in carcere. Questo è bene o male il riassunto di buona parte della trama sia di questa pellicola che di Una cella in due (Nicola Barnaba, 2011, con Enzo Salvi e Maurizio Battista). 6/10.
Jasmine, travolta dallo scandalo economico che ha visto suo marito impiccarsi in galera, vola a San Francisco senza più un centesimo in tasca, ospite della sorellastra Ginger, sperando di riuscire a rifarsi una vita. Nulla di più complicato.
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