Regia di Woody Allen vedi scheda film
"Adesso è tutto sottosopra"
E' la frase finale,una catarsi linguistica significativa quella pronunciata dalla platinata Jeanette "in arte" Jasmine.
Perchè la sua è una deriva psicologica,un caos esistenziale che fa a pugni con la voglia di ricominciare.
L'autore insaziabile Woody Allen parla in quest'ultima riuscitissima fatica del crac vitale d'una donna,mettendoci dentro una sorta d'ironica "lotta di classe".
"Blue Jasmine" risulta cosi' un ritorno ai temi cari del regista,come relazioni interpersonali e nevrosi.Ci mette molto di suo,inondando d'ironica leggerezza un forte dramma emotivo.Cio' che risalta da subito è la raffinatezza registica,dotata di ampia maturita' nell'inquadrare fallimenti personali che sono quelli d'un illusa classe sociale.
E' gradevolissimo il rapporto creato da Allen tra due "sorelle" agli antipodi ,tutto funzionale al racconto,incastrato in un perfetto e "sinfonico" meccanismo a ritroso.
"Blue Jasmine" è in effetti una melodia amara,risaltante nell'alienazione della protagonista,in combutta coi conti personali e gli errori passati.Il rapporto con la semplice ed umile sorella Ginger è un rispecchiarsi nei propri fallimenti,ponendo una "diversita' " sociale come muro tra le due donne.
Le ottime Cate Blanchett e Sally Hawkins compongono un desolato "specchio di famiglia",ognuna a modo suo alle prese con gli schiaffi della vita.Donne fragili e in balia di uomini egoisti con l'ingenua Ginger "salvata" dall'appartenenza ad un ceto proletario.Allen sottolinea energicamente quest'aspetto,ritraendo ambienti ed interni, oscillanti tra il lusso New Yorkese e le catapecchie squallide di San Francisco.
E' una scelta incisiva e fuorviante per costruzione,che colloca un personaggio "altolocato" come Jasmine in contesti al di fuori delle sue "possibilita' ".
Allen dimostra cosi' di non essere "bollito" come molti pensavano,con sapiente mestiere imbastisce uno scatafascio "socioumano" retto da un intelligente e sferzante scritto."Blue Jasmine" è infatti sorretto dagli allori di antica commedia americana "seventies" dove il solo Allen poteva raffigurarne le sorti.Infatti la completezza dell'opera è nell'eco d'un cinema passato,di puro intrattenimento coniugato a "pause" riflessive,una narrazione molto in sintonia con gli albori della carriera del regista newyorkese.
Tra nevrosi e relativi prozac,litio e Xanax si muove l' esistenza derelitta di Jasmine,con slanci vitali che sono "pianificati" ad hoc,in nuovi incontri destinati a fallire.Al contrario la sorella Ginger pur nelle difficolta' vive l'autenticita' dei rapporti in modo puro e incantato,quasi una scelta registica studiata a mo' di "schema sociale". La nostra "Blue Jasmine" infatti è la sintesi d'un umanita' moderna,"mascherata" di apparenze e "pailettes" dove i sentimenti si "comprano" tra loro.Il vecchio Woody firma cosi' un opera gradevolissima,che scorre maledettamente bene nella forma sagace delle inquadrature,quasi un voler trasmettere a noi spettatori l'incipit di una vita votata al perenne fallimento...........
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