Regia di Marc Webb vedi scheda film
Dopo averlo visto, sembra impossibile credere che il secondo episodio di The amazing Spider-Man lo abbia girato lo stesso regista: Marc Webb. Eppure è così: tanto è intelligente nella narrazione e dosato sul piano degli effetti speciali il primo, tanto è survoltato e fracassone questo secondo episodio, il cui scopo principale sembra essere quello di esaltare il 3D, con lancio di ragnatele e scariche elettriche sull'occhio del pubblico. Stavolta Peter Parker (Garfield) deve vedersela con ben due antagonisti: uno è un povero cristo di colore (Foxx) che ha progettato la megastruttura diretta dal rampollo malaticcio di una famiglia ricchissima (DeHaan). Il tapino, ignorato e invisibile presso l'ufficio dove lavora, cade in un recipiente dove si stanno conducendo sperimentazioni modello Frankenstein e si trasforma in Electro, mostro capace di potentissime scariche elettriche che lo porteranno al centro dell'attenzione (già che c'erano, gli sceneggiatori hanno pensato di cancellargli il vistoso diastema: mistero diegetico). L'altro antagonista è proprio il ragazzotto viziato che vuole ottenere il sangue di Spider-Man per curare la malattia che lo potrebbe portare precocemente alla morte. Ma tra i due, chi occupa il tempo del supereroe è soprattutto Gwen (Stone), la ragazza di Peter Parker che vorrebbe una vita più normale. In attesa di vedere Spider-Man contro Maciste e Spider-Man contro il Pirata Nero, tocca sorbirsi questo episodio che per tre quarti è giocato sulla computer graphic con esiti più da cinema dell'orrore che da fantascienza (nonostante le tecnologie avveniristiche messe in scena) e sovrabbondanza dell'intreccio amoroso. Qui tutto è distruzione, enfasi, spettacolo faraonico, citazioni gratuite come quella della rivolta di piazza Tienanmen, con uso debordante del grandangolo e contenuti risibili.
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