Regia di Marc Webb vedi scheda film
Sarà pure bello essere Spider-Man, come ammette Peter Parker a Gwen Stacy, ma che fatica: per incastrare insieme gli impegni da studente, la quotidiana lotta contro i malviventi, la battaglia contro il bullismo, il lavoro da fotografo freelance, i turbamenti del cuore di una relazione travagliata e gli scontri con cattivi che spuntano come funghi, ci vuole altro che il senso di ragno. Eppure Peter ci riesce, funambolico come un Buster Keaton di gomma, e senza neppure perdere il senso dell’umorismo.
Va meno bene agli sceneggiatori Kurtzman, Orci & Pinkner, perché se è vero che lo script di questo secondo capitolo del reboot è meno raffazzonato rispetto allo scorso episodio, il prezzo da pagare è una trama che corre come una linea retta, e piatta, ammonticchiando avvenimenti senza lasciare spazio per lievitare, rincorrendo la creazione di un universo stratificato in stile Avengers per ora solo abbozzato. Le spese maggiori le fanno i cattivi, nonostante gli sforzi di Jamie Foxx, Paul Giamatti e soprattutto di Dane DeHaan, costretti nelle maglie bidimensionali dei cinecomic d’altri tempi. Neppure le tonnellate di CGI e 3D riescono a trascinarli fuori dallo schermo. Marc Webb punta i riflettori sul più grande colpo di fortuna capitato a questa seconda vita del franchise: la chimica sfavillante tra Andrew Garfield ed Emma Stone, che per giunta si sposa alla perfezione con l’anima (da commedia) romantica del regista di (500) giorni insieme.
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