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Il ragazzo di campagna

Regia di Castellano & Pipolo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il ragazzo di campagna

di axe
6 stelle

Dopo quarant'anni di dura vita di campagna, dedicata alla cura di un campicello insieme alla mamma, Artemio decide di tentare la fortuna a Milano. Scopre che vivere in città non è come l'immaginava, per prospettive tanto di lavoro quanto sentimentali. Sono tempi relativamente difficili (emergenza coronavirus), alla sera ci vuole qualcosa di leggero per svagarsi, per quanto possibile. Questo film è stato l'ideale; ha toni da commedia e scarsa pretesa di verosimiglianza, poichè estremizza i luoghi comuni di città e paese in modo da farli apparire irreali e motivi di divertimento, ma non rinuncia ad introdurre una tematica di rilievo, quella del contrasto tra due stili di vita. I registi Castellano e Pipolo ci mostrano uno spaccato di vita agreste ancora legato ad una concezione arcaica. Nonostante la presenza di qualche veicolo a motore, i contadini affrontano la natura così come si è fatto per secoli, rimanendo per giunta esposti alle sue "bizze". L'unico svago è rappresentato dall'osteria, frequentata per lo più da anziani giocatori di carte; la donna disponibile per Artemio è la "figlia del vinaio", poco attraente ma benvoluta dalla mamma. D'altro canto, la città - la Milano di metà anni '80, all'apice del benessere - è rappresentata in tutta la sua modernità, freneticità, freddezza. Il protagonista stringe un rapporto con la bella Angela; come prevedibile, per Artemio è amore a prima vista. Per la ragazza, prototipo della donna in carriera, non è così. La dedizione al lavoro ed agli impegni di una vita sociale basata non tanto sulla sostanza quanto sull'apparenza, la confondono circa i sentimenti. Nel momento in cui ottiene chiarezza dentro di sè, Artemio è già tornato nella sua frazioncina, dove non si sta poi così male, e c'è la sicurezza degli affetti di mamma e della spasimante Maria Rosa, che si è impegnata per migliorare l'aspetto estetico. Renato Pozzetto, con la sua comicità surreale, rende una discreta interpretazione di Artemio, un giovane uomo disilluso, insoddisfatto sin dall'inizio dall'impatto con la metropoli, dalla quale letteralmente fugge dopo una sequenza di delusioni, sentimentali, lavorative e personali. Non sono un amante delle opere dell'artista lombardo, ma non mi è dispiaciuto rilassarmi con questa visione, simpatica ed intelligente.

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