Regia di Joseph Losey vedi scheda film
L'esordio al cinema di J. Losey è un film-favola, un apologo simbolico per "bambini" ma da adulti, una richiesta da parte del regista e dell'autrice del soggetto Betsy Beaton di farsi trasportare verso il nucleo e il significato della metafora colorata di un verde acceso, il colore della speranza e dell'erba fresca. Soprattutto, è una diretta allusione alla diversità in senso assoluto, ridotta ad un simbolismo essenziale e puro nella sua semplice immediatezza che dapprincipio appare esteriormente quasi banale, salvo poi caricarsi di universalità e coscienza ribelle in senso costruttivo, messianico e quindi oltraggiato. Anche un "dettaglio", evidente ma in fondo di poco conto, può spaventare un equilibrio perché fondamentalmente precario.
Losey usa, pur senza brillare nella narrazione, uno stile asciutto nel cogliere la quotidianità e la realtà oggettiva nella quale proprio per questo l'anomalia del verde smagliante dei capelli attira gli sguardi, la diversità (l'orfano di guerra: anche questa per molti appare come un colpa), caratteristica che si distingue in quanto cambia una direzione, colora l'atmosfera di anomalo e di magico, che si percepisce in relazione non solo a Peter, ma in generale nel mondo infantile, quando non è corrotto dalla volontà pregiudiziale e "viziata" degli adulti (di certi adulti): ciò si avverte infatti quando una bambina è entusiasta dei capelli di Peter (D. Stockwell) e quando gli orfani lo incontrano nel prato rassicurandolo del messaggio fraterno di quel fenomeno scientifico, sequenza al limite del surreale.
Piacevole la musica di Leigh Harline, di carattere popolaresco e da musical. In particolare la canzone dei titoli di testa, variata anche nel resto della colonna sonora.
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