Regia di Alex Pitstra vedi scheda film
Il desiderio di fuggire per raggiungere "il mondo", ovvero tutto ciò di buono ed entusiasmante che si vocifera sia presente oltre il braccio di mare che separa i due continenti, spinge il giovane Abdallah a tradire la fiducia della sua famiglia. E a pentirsene amaramente.
Die welt ovvero: Il mondo. Uno dei quattro capitoli che finisce per dare il titolo al film che racconta l'insofferenza del giovane Abdallah ("Schiavo di Dio vuol dire, ma noi qui tutti ci chiamaiamo così" riferisce il ragazzo ad una turista curiosa), circostanza che lo induce, in modo maldestro e decisamente troppo poco organizzato, ad intraprendere viaggio che nasce come epocale, ma che si rivela di fatto inutile, dispendioso, e propedeutico a compiere una bravata ai danni di suo zio meccanico.
Ma cominciamo dall'inizio: Abdallah vive nel quartiere povero di Ben Arous, in Tunisi, nel periodo di poco successivo alla cosiddetta "primavera araba", ovvero, ad inizi 2011, al termine dell'ondata insurrezionalista nata dal malcontento popolare, dopo le angherie da questo subite in termini di libertà, democrazia, violazione dei diritti umani, corruzione e povertà: un desiderio di rinnovamento politico-economico che nacque proprio in Tunisia con la cosiddetta "Rivoluzione dei gelsomini", innescando un effetto domino sugli altri paesi del nord Africa, che si unirono alle proteste, a causa delle quali molti capi di stato furono costretti alla fuga o a dare le dimissioni.
Come tanti, giovani e non, Abdallah deve arrangiarsi a vivere con lavoretti saltuari e molto precari. In particolare il ragazzo riesce a farsi assumere presso una piccola videoteca che masterizza abusivamente titoli di film internazionali e li offre a noleggio al pubblico.
Preso in giro dai suoi amici per lo stipendio da fame che percepisce, condivisi i sogni di prosperità e benessere con la ancor piu' giovane cugina, che sogna una vita di agiatezze sullo standard di ciò che ad essi appare la vita in Europa, Abdallah, dopo aver conosciuto per caso in un albergo di Tunisi un piccolo gruppo di turisti olandesi, tra cui una donna bionda di mezza età ancora piacente, inizia a sognare di scappare verso nord per raggiungerla.
Ci proverà, con un colpo di testa che lo sorprenderà amaramente, dopo averlo messo in cattiva luce presso la sua famiglia ed aver tradito la fiducia dello zio, sempre disponibile fino a quel momento nel prestargli aiuto e farlo lavorare nella propria officina meccanica.
Alex Pitstra, olandese, classe 1979, di padre tunisino e madre olandese, racconta con un piglio realista, convincente e vitale e, seppure un pò disordinato nella stesura narrativa, ravvivato da tratti scanzonati ed ironici (divertente l'incipit in cui il ragazzo si rifiuta di noleggiare ad un cliente Trasformers 2), quella che sarebbe potuta essere la propria storia: le vicissitudini anche intime di un ragazzo in difficoltà e frustrato dal miraggio di un'Europa in cui arricchirsi è un dato di fatto e restare nel contimìnente africano invece una lenta paralisi verso il nulla, mentre la vita scorre via velocemente come sabbia fina tra le mani.
Il sogno di raggiungere le rocce e i lidi di Lampedusa si infrange dopo una traversata-bluff, che ha solo il lato positivo di scongiurare, a lui ed al resto dell'equipaggio, una fine drammatica simile a quella che leggiamo quasi quotidinamente sulle pagine dei giornali.
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