Regia di Gustav Deutsch vedi scheda film
"Shirley, visions of reality" è un viaggio dentro la pittura di Edward Hopper, pittore del Novecento famoso per i suoi ritratti, realistici ma personalissimi, della vita e della sociertà americana del suo tempo. Sicuramente i conoscitori dei quadri di Hopper possono apprezzare maggiormente il film, e il consiglio per i profani è di reperire l'elenco dei 13 quadri utilizzati nel film e andarseli a vedere prima su Internet.
La vita della protagonista Shirley, attrice teatrale, nel corso di trent'anni (dagli anni 30 agli anni 60), viene rappresentata trasformando in scene i quadri del pittore americano, ordinati secondo un ordine cronologico per cui ogni scena è ambientata nell'anno in cui fu dipinto il quadro corrispondente, per cui la vita di Shirley scorre in parallelo all'evolversi dell'opera di Hopper.
Ogni scena, introdotta e contestualizzata temporalmente da un radiogiornale, è un "tableau vivant" che porta in vita una tela del pittore americano. Poiché la scena di un film è cronologicamente più estesa di un quadro, che cattura un singolo momento come una fotografia, il regista cerca di immaginare quello che potrebbe avvenire immediatamente prima e immediatamente dopo l'attimo immortalato nel quadro. Ridotti al minimo i dialoghi, ogni scena tende a coincidere un monologo interiore della protagonista, che rifeltte sulla sua vita, sull'arte del teatro e sugli eventi politici e sociali che avvengono intorno a lei. Per questo il film è anche un viaggio nela società e nella cultura americana del periodo anni 30 agli anni 60, e si sofferma in particolare sul periodo maccartista e sul suo influsso nefasto sulla libertà artistica.
La sintesi di pittura e cinema rappresenta un esperimento molto interessante e sicuramente molto riuscito dal punto di vista visivo: stupefacente il mondo in cui il regista riesce a rendere sullo schermo i colori, la luce e le geometrie dei quadri di Hopper. Il difetto insito in un esperimento di questo tipo è ovviamente una staticità in contrasto con l'idea stessa di cinema, che dovrebbe essere movimento delle immagini.
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