Regia di Nana Ekvtimishvili, Simon Gross vedi scheda film
Storia di Eka e Natia, adolescenti inquiete nella Tbilisi post sovietica del 1992, entrambe insofferenti ad ambienti familiari difficili: l'una convive con la madre assente e la sorella indifferente nella dolorosa mancanza di un padre ergastolano, l'altra costretta a subire il disagio di continue liti familiari a causa di un padre ubriacone e inetto. Tra le file per il pane ed un ambiente sociale sospeso tra una concezione patriarcale della famiglia ed i nuovi impulsi culturali di libertà ed indipendenza femminile, la bella Natia è dapprima legata ad un ragazzo gentile e ambizioso ma finisce per sposare, in un matrimonio riparatore, un piccolo bulletto sfaticato, mentre la più riflessiva e matura Eka cerca la sua strada ed il suo equilibrio emotivo proteggendo l'amica e cercando di riallacciare il legame con un padre che non ha mai conosciuto veramente.
Dalla scrittura 'autobiografica' della georgiana (tedesca di adozione) Nana Ekvtimishvili e diretto a quattro mani con il suo partner berlinese Simon Groß, questo piccolo dramma di formazione adolescenziale segna un'incursione minimalista e sensibile sul versante di una rinnovata tradizione di un cinema sociale che, se da un lato sembra ricalcare le orme dell'acclamata new wave rumena di Cristian Mungiu ('4 mesi, 3 settimane, 2 giorni' - 2007 e 'Oltre le colline' - 2012), dall'altro si rifà ad una più consolidata attitudine del cinema europeo da sempre attenta ad una rivisitazione in chiave drammatica e intimista di una Storia recente scomoda e troppo presto dimenticata. Privo di qualsiasi didascalismo nel presentare la devastazione sociale ed economica della Georgia sopravvissuta alle macerie ed allo sgretolamento dell'ex impero sovietico (fatta eccezione per la scena dei militari che proditoriamente saltano la fila per il pane) e puntando piuttosto su di una sensibilità psicologica che alterna la descrizione attenta e ordinaria di un ambiente sociale difficile e problematico (la famiglia,la scuola, la strada) ai rari accenti di un lirismo dimesso e prezioso (la scena del canto durante la lezione di piano e quella,bellissima, del ballo di Eka al matrimonio dell'amica), il film della Ekvtimishvili suggerisce il disagio di giovani donne al crocevia di un difficile passaggio dall'infanzia all'età adulta in un contesto suburbano sospeso tra la violenza delle tradizioni patriarcali (il primato della figura paterna, il matrimonio riparatore, il delitto d'onore) e gli impulsi di nuovi fermenti culturali legati all'emancipazione della figura femminile, gli uni rappresentati dalla sottomissione della bella Natia (benchè munita di pistola) e gli altri dalla matura consapevolezza e dal senso di ribellione dell'amica Eka (che la pistola cerca di non usarla). Dal 'Bread&Roses' di un luogo di frontiera in chiave georgiana insomma, si passa più facilmente al 'Guns&Roses' di un controcanto sociale fatto di violenza e sentimento e dove la redenzione ed il riscatto passano necessariamente attraverso la salvezza dell'amica tradita dalla crudele stupidità di un delitto d'onore alla riconciliazione con l'immagine di un padre che si è macchiato di un crimine altrettanto inutile e atroce. Benchè i temi sembrano eccessivamente compressi in un respiro narrativo dal fiato corto (lo sviluppo avrebbe meritato,per una volta, un maggior approfondimento di tematiche e personaggi) il film mostra buone qualità dell'ambientazione e della descrizione psicologica e premia la sorprendente maturità delle giovani interpreti femminili. Incetta di premi nei festival internazionali di mezzo mondo e premio CICAE alla Berlinale 2013, oltre che nomination agli Oscar 2013 come miglior film in lingua straniera per la Georgia.
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