Un uomo e una donna si incontrano a Parigi, si inseguono e si sfuggono. Ispirato dalle Notti bianche di Dostoevskij, il film si svolge in quattro movimenti. Quattro notti in cui i due incerti amanti si accompagnano e si specchiano in una Parigi illuminata da un bianco cittadino abbagliante che fonde notte e giorno.
Note
Capitolo conclusivo del dittico sul contatto di Fabrizio Ferraro, cominciato con Penultimo paesaggio (2011). Ferraro mette in scena un’altra cartolina in bianco e nero bellissima da un punto di vista compositivo e fotografico, ma in cambio chiede al pubblico di rinunciare all’appiglio di una qualsiasi narrazione, di abbracciare una totale assenza di ritmo e la noia. L’avanguardia, se così la vogliamo chiamare, costruisce il suo discorso in una ventina di minuti, gli altri sono ricercatezza estetica pura, vuota ostentazione autoriale.
Non voglio biasimare nessuno, ma è un film che di Dostoevskij ha nulla o quasi. Le quattro notti si dipanano in una Parigi che non è la solita Parigi da cartolina, ma la storia latita e, diciamocelo, non ha nè capo nè coda. Belle le ambientazioni notturne, inspiegabili i piani sequenza di minuti e minuti e minuiti senza che accada nulla. Troppa autocelebrazione, troppo voler mostrare quanto… leggi tutto
Ho amato questo film alienato e alienante, misterioso, obliquo e minimale; praticamente non vi succede niente, non ci sono dialoghi, solo rumori di sottofondo, una fotografia in bianco e nero strepitosa ed angosciante, una Parigi minore ma vera e pulsante ed un amore comme il faut, what else? Cinema d'autore, sans doute, gradita sorpresa, c'è ancora buona aria da respirare! leggi tutto
Ho amato questo film alienato e alienante, misterioso, obliquo e minimale; praticamente non vi succede niente, non ci sono dialoghi, solo rumori di sottofondo, una fotografia in bianco e nero strepitosa ed angosciante, una Parigi minore ma vera e pulsante ed un amore comme il faut, what else? Cinema d'autore, sans doute, gradita sorpresa, c'è ancora buona aria da respirare!
dopo "piano sul pianeta..." ecco un altro regista che non mi frega più. lungi da me dal colpevolizzare il regista o le sue intenzioni, reputo solamente il suo modo di vedere l'immagine filmata lontanissima dai miei gusti e dal mio modo di vedere il cinema. una certa valida atmosfera si fa strada in questo bianco e nero, nei lunghissimi piani sequenza lenti in cui nulla accade, in una parigi che…
Non voglio biasimare nessuno, ma è un film che di Dostoevskij ha nulla o quasi. Le quattro notti si dipanano in una Parigi che non è la solita Parigi da cartolina, ma la storia latita e, diciamocelo, non ha nè capo nè coda. Belle le ambientazioni notturne, inspiegabili i piani sequenza di minuti e minuti e minuiti senza che accada nulla. Troppa autocelebrazione, troppo voler mostrare quanto…
Film che va benissimo preso come sonnifero per dormire : gli Attori non si parlano quasi mai,si va lentamente dalle vie grigie cittadine ad un letto in penombra e tutto fila via tristemente ; insomma RACCOMANDATO per persone in cerca di BRIO !!! voto.0.0.0.
Inaccessibile come il precedente Penultimo paesaggio, con il quale Quattro notti di uno straniero forma un dittico sulla solitudine, sull’impossibilità della comunicazione e del contatto. Di maniera, perciò sempre alla maniera di Fabrizio Ferraro, che torna a raccontare la stessa storia (Parigi, un uomo, una donna e un precipizio filosofico-esistenziale) chiedendo l’ennesimo, enorme sforzo…
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