Regia di Dany Boon vedi scheda film
Forte dello straordinario successo ottenuto nel 2008 con “Bienvenue chez les Ch’tis” (“Giù al Nord”) e del risultato più mitigato ma pur sempre ragguardevole del successivo “Rien à déclarer” (“Niente da dichiarare?”) nel 2010, Dany Boon reitera con una commedia strampalata di cui è ancora una volta sceneggiatore, regista e protagonista. Questa volta, il personaggio preso di mira è un giovane ipocondriaco e igienista fino all’inverosimile, che si caccia in un mare di guai a causa di uno scambio di persona visto in decine di altri film. Non nego che qua e là si rida di gusto grazie ad alcune trovate originali, a qualche battuta indovinata e ad una trama che riesce a tenere desta l’attenzione. Rispetto ai precedenti titoli, tuttavia, Dany Boon commette a mio parere un errore imperdonabile. La carta vincente dei due film citati consisteva nell’aver saputo sfruttare al meglio il talento degli attori con cui faceva coppia, mettendosi quasi al loro servizio. Sia Kad Merad in “Bienvenue chez les Ch’tis” che Benoît Poelvoorde in “Niente da dichiarare?” erano i veri e deliziosi protagonisti, affiancati da un Dany Boon nel ruolo di ottima spalla e desideroso in primo luogo di assicurare una regia adeguata. Qui, ripesca il complice Kad Merad, ma riserva a se stesso il ruolo centrale, esagerando nella gigioneria. Sì, perché non va dimenticato che il regista nasce come comico da “one-man show”, veste nella quale non mi è mai piaciuto più di tanto. A dispetto dell’innegabile successo che riscuoteva in Francia e che gli ha fatto da trampolino nella carriera cinematografica, l’ho sempre trovato troppo macchiettistico, interprete di un umorismo affettato, fatto di smorfie e persino sguaiato. Con questo film sembra voler recuparare una centralità che nelle precedenti pellicole aveva utilmente delegato ai due succitati fuoriclasse della comicità. Il risultato finale ne risente assai.
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