Regia di Dany Boon vedi scheda film
Tutte le manie di Romain. È vicino ai 40 anni ed è vittima di un’ipocondria che lo tiene lontano dagli altri. L’unico amico che ha è il suo medico curante, Dimitri, ma ultimamente questi lo sopporta sempre più a fatica. Quando però viene scambiato per il leader dell’opposizione del Tcherkistan, la sua vita cambia del tutto. Può essere una rilettura moderna di Il malato immaginario di Molière. Ma è anche l’esempio di come la commedia francese possa essere vitale quando gioca efficacemente sulla coppia di opposti come con Kad Merad e Dany Boon, artefici del successo di Giù al nord, che probabilmente guarda a quella formata da Depardieu e Richard nei film di Francis Veber. La parte iniziale è irresistibile. Boon è anche intrappolato in una gestualità esibita, ma con la sua faccia di gomma è l’elemento diverso che contamina l’ambiente che lo circonda, come nella scena della festa di Capodanno dove Romain ha paura di essere toccato e baciato. Poi il film tenta di percorrere altre strade rispetto ai precedenti tre lungometraggi realizzati dall’attore dietro la macchina da presa (c’erano evidenti segni di stanchezza nell’ultimo Niente da dichiarare?), scegliendone uno a metà tra la commedia sentimentale e il cinema d’azione. Non tutto funziona, ma la simulazione/realtà bellica alla Tropic Thunder di Ben Stiller manda fuori di testa, facendo di Supercondriaco il lavoro di Boon più sorprendente e folle.
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