Regia di Jerzy Kawalerowicz vedi scheda film
In origine fu un polpettone fin de siècle, bestseller e premio Nobel, propagandisticamente cristiano, antisemita e nazionalista del polacco Henryk Sienkiewicz, poi una serie di film, tra cui il primo lungometraggio della storia del cinema (Italia, 1912), e la celebre versione hollywoodiana anni Cinquanta, specchio perfetto di un Paese che si sentiva l'erede sia di Roma che del Cristo e che si vedeva (e si vede?) agente della pax americana.
Allo scoccare del nuovo millennio, in una Polonia libera dal comunismo ma più bigotta che mai, Jerzy Kawalerowicz mette in cantiere questa versione, coprodotta da mezzo Paese, oltre a giovarsi del contributo della HBO. Il film che ho visto, purtroppo, dura soltanto due ore, contro le tre della versione cinematografica e le sei di quella televisiva, che è unanimemente considerata la migliore delle tre. Quel che posso dire è questo: I dialoghi sono fedelissimi al libro, i cambiamenti quindi pochi (e il più delle volte giusti, come i versi di Omero nell'incontro di Petronio con Ligia), la prestazione del cast è altalenante, scenografia e costumi sono molto belli, le scene di massa (il circo e l'incendio) sono necessariamente limitate. Del martirio dei cristiani allo spettatore non viene risparmiato nulla, e infatti il tema principale del film è proprio questo, più della simbolica (e nel libro, molto avvincente) storia d'amore tra il patrizio romano e la barbara proveniente dalla Polonia ("il nostro paese è ricoperto di foreste" - Simon Schama docet:)), in ricordo ovviamente di tutte le persecuzioni del recente passato nazionale. Si incomincia subito, proprio dai titoli di testa che mostrano il Colosseo (che non esisteva all'epoca di Nerone, ma pazienza) in una bellissima carrellata circolare. Resta da descrivere il famigerato finale, un grandissimo sfoggio di piaggeria nei confronti del papa polacco. Cosa succede? Invece di mostrare prima l'apparizione del "Domine, quo vadis?", il ritorno di Pietro e dopo, giustamente, la morte di Nerone, qui si finisce con Pietro che, morto già il tiranno, torna indietro (e la cosa non ha nessun senso); tutto per mostrare i due attori, Pietro e il ragazzo che lo accompagna, che camminano verso la Roma contemporanea (Pietro ha appena detto che il posto di Dio è Roma). Quando si aggiunge che la prima ha avuto luogo in Vaticano, si è detto tutto. Solo per fan del libro o della vicenda.
Molto piacevole il lavoro di Jan Kaczmarek, in particolare il tema principale e le musiche ispirate al repertorio della Roma antica (quel pochissimo che si sa).
Nel libro, il suo è il personaggio più interessante e meglio scritto insieme a Petronio. Prima, un arrogantissimo patrizio tutto compreso dei suoi "diritti" di conquistatore, pazzo della donna di cui è innamorato (molto tipica, questa profondissima capacità di amare, degli eroi letterari dell'Est Europa: una prova che il "mito" dell'incapacità emotiva dell'uomo è tutta fuffa mediterranea), poi destinato a percorrere tutte le tappe della purificazione a cui il suo grande amore lo porta. Un amante stupendo, insomma, nonostante gli infelici inizi, colpa per altro della corruzione romana, oltre a un gran bel gnocco. Ahimé, gnoccheria a parte, di tutto ciò non c'è proprio nulla nell'interpretazione di Delag, che si limita a dire le battute come può (male), e trasforma il personaggio in una figura incolore e mediocre. E' destino che non vedrò mai un Marco Vinicio soddisfacente!:)
Di una bellezza radiosa e per essere una non-professionista, se la cava molto bene con quello che è un ruolo ingratissimo (Ligia deve essere bella, soave, ingenua e basta. La quintessenza del maschilismo). Molto divertente il fatto che, nella scena in cui dev'essere legata seminuda al toro, le hanno fatte tutte per coprirla.
Niente male, molto affascinante e cinico.
Totalmente sopra le righe, rovina tutte le scene in cui è presente. E il suo è sfortunatamente un ruolo importantissimo (Nerone!)
Gran bella interpretazione del difficile ruolo di Chilone, giustamente lodata da tutti.
Un campione sportivo col fisico giusto ma che non sa recitare.
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