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Il quinto potere

Regia di Bill Condon vedi scheda film

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La recensione su Il quinto potere

di supadany
6 stelle

La figura di Julian Assange è tra le più controverse degli anni 2000, comunque la si veda ha segnato un passo in avanti della rete rispetto alla carta stampata, smascherato pubblicamente nefandezze varie (ed avariate) ma allo stesso tempo ha mostrato anche i pericoli dell’informazione istantanea e non, almeno sempre, controllata fin dentro al suo midollo.

D’altronde è un po’ come se improvvisamente non esistessero più i segreti o pensieri privati, praticamente sarebbe tutto da rivedere, giusto o sbagliato che sia.

Ad un meeting semideserto, Daniel Berg (Daniel Bruhl) conosce Julian Assange (Benedict Cumberbatch), se ne infatua e comincia a lavorare al suo fianco a “Wikileaks” per smascherare i grandi imbrogli che i potenti del mondo portano avanti.

Per farlo deve rinunciare a tutto, compresa la sua ragazza (Alicia Vikander), scopre la paura di poter essere controllato dall’alto, ma l’impegno per la causa è totale almeno fino a quando i due vengono in possesso di decine di migliaia di documenti segreti americani; la posta in gioco si fa davvero molto alta ed il rapporto tra i due, già teso, è destinato al collasso.

 

Daniel Brühl, Benedict Cumberbatch

Il quinto potere (2013): Daniel Brühl, Benedict Cumberbatch

 

Non proprio l’esempio migliore di finezza narrativa, anche Bill Condon ha ben dietro le spalle gli anni migliori della sua carriera e “The fifth estate” è un thriller-biografico pieno di temi e fatti, forse troppi per riuscire a valorizzare come si deve un centro gravitazionale.

Si capta la frenesia, l’irruenza della voglia di Daniel di dare un senso alla (sua) vita, il trasformismo di Assange (e di Benedict Cumberbatch assieme a lui), con un vademecum sulla gestione delle informazioni scomode, quando una qualsiasi cosa s’ingigantisce perdere il controllo diventa facile, si comincia a mentire ed a diffidare di chiunque e l’arte della manipolazione viene a galla.

La verità ad ogni costo ha un prezzo, privacy e trasparenza finiscono in rotta di collisione, si sviluppa così un thriller che poteva essere molto più teso e che proponendo svariati spunti d’interesse sembra perdersi nel mare magnum di informazioni che produce.

Efficace invece la realizzazione visiva della piattaforma virtuale di Wikileaks, mentre la colonna sonora di Carter Burwell sembra provenire direttamente da un club berlinese, molto electro con, ancora una volta, “Outro” degli M83 uno dei pezzi più battuti negli score degli ultimi anni.

Per quanto riguarda il cast, molto ricco e profondo nella sua composizione, Benedict Cumberbatch è istrionico ma meno entusiasmante del solito, Daniel Bruhl trasmette ardore in entrambi le fasi, crescente e calante, del suo personaggio, tra i tanti alti in ruoli secondari ecco una bellissima Alicia Vikander.

Complessivamente si tratta di un film che non riesce a sintetizzare al meglio la tensione, non solo per la paura ma anche per quegli attimi che separano da un click giusto o sbagliato, ma che mette comunque sul piatto un dilemma che ci porteremo appresso per parecchio tempo.

Ma non credo nemmeno che questo film sia di levatura tale da poter entrare nella memoria collettiva come prova di quanto accaduto in questi anni. 

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